Giovanni Del Taglia

Nato a Forlìmpopoli il 7 agosto 1901, deceduto a Forlì il 2 febbraio 1978. Passista. Professionista dal 1924 al 1929, senza vittorie.
Il suo vero cognome, anche se molti almanacchi o archivi di ciclismo, UCI compresa, non lo riportano correttamente, era, appunto, Del Taglia, non Del Taglio. Resteremo fedeli a quanto l'anagrafe ha stabilito. Nato nel 1901, fu ben presto accompagnato dal soprannome di "Lindor". Si trattava di un indomito passista, tanto intraprendente, quanto astuto e, nelle giornate di vena, capace di partorire delle vere e proprie imprese. Da dilettante, grazie alle sue spregiudicate condotte di gara e alle sue qualità di fondista, si rese protagonista di grandi fughe, le quali, oltre a consentigli diverse vittorie, aumentarono la sua popolarità. Notevoli i suoi successi nella Targa Pasini, nella Coppa Fano, nei Gran Premi di Sarsina, Carpi, Cavezzo, Osimo, Ascoli Piceno, nel Circuito del Penice, nella Coppa Callo, nella Coppa Gadoni e nel Giro del Lamone. Passato professionista nel 1924, come "isolato" (aspetto comune per quei tempi), confermò le sue doti e il suo spirito garibaldino mettendosi sovente in evidenza. Nel 1925 partecipò al Giro d'Italia, risultando il primo forlivese a giungere con la carovana nella propria Città. Finì la corsa al 20° posto. Si deve a quella stagione l'episodio che fece passare Del Taglia alla storia per una furberia di cui fu protagonista nel Giro di Romagna, dove, conoscendo molto bene il percorso e le relative scorciatoie, fu capace di accorciarlo e vincere indisturbato, ma qualcuno lo vide e fu tolto dall'ordine d'arrivo. Nel corso dell'anno giunse 3° nel Giro di Toscana, 4° nel Trofeo Morgagni-Ridolfi e 7° nella Coppa Bernocchi. Nel 1926 chiuse 5° la Coppa Placci e tornò al Giro d'Italia, ma una serie di incidenti lo costrinsero al ritiro, mentre nel 1927, nella corsa non ancora con la maglia rosa, si classificò 31°. Al termine della carriera, divenne uno dei più noti meccanici e artigiani di biciclette presenti a Forlì. In sostanza, dopo essersi ispirato ad Attilio Zavatti come corridore, in un certo senso, "Lindor" seguì "e Biundì", anche nell'arte di affinare il mezzo bicicletta, fino a divenire un riferimento per tutta la Città.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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