Severino Canavesi biografia

Severino Canavesi, nasce il 27 gennaio del 1911 a Gorla Maggiore un paese della Valle Olona da Giovanni e Virginia Monza, una famiglia di modeste origini contadine. E' proprio lì nella sua valle che cresce col fratello Giuseppe e le sorelle Maria e Luisa.
E' lì in quell'ambiente naturale che tempra il suo carattere.Inizia a lavorare come garzone in una tessitura subito dopo le elementari.
Ma il suo sogno è di diventare un campione di ciclismo, (quel ciclismo eroico fatto di strade polverose, di sacrificio, di poesia della fatica.) Così ogni momento libero lo passa a cavallo della sua bicicletta, facendo su e giù per la salita che dalla valle porta in paese per farsi i muscoli e il fiato.
Nel 1926, perde il padre e poco dopo anche la sorella Maria. Affronta questo profondo dolore con grande coraggio e supportato dalla famiglia, decide di lasciare il lavoro e dedicarsi completamente al ciclismo.
Di carattere umile e un po taciturno è dotato di grandi doti di tenacia, forza di volontà e grande coraggio e quel suo sorriso bonario che lo caratterizza lo rende simpatico a tutti.
Il suo esordio nelle gare competitive è nel 1926, come esordiente nella categoria "Boeri", con 6 vittorie. Incoraggiato dai successi e dai tifosi, nel 1927 nella categoria dei "dilettanti junior", vince la Milano-Marcolina più altre 9 gare e colleziona una serie impressionante di secondi posti (ben 13).
Nel 1928, nella categoria superiore vince due gare e si piazza sette volte secondo.
L'anno successivo il 1929 vince la Coppa San Geo, una gara di prestigio, poi nel Circuito del Penice, solo al comando, in discesa cade rovinosamente e si rompe la clavicola che lo costringe a rimanere fermo per tutta la stagione.
Nel 1930, e nel 1931 nella categoria dilettanti, come "garibaldino" ottiene innumerevoli piazzamenti prestigiosi. Nel 1932, viene arruolato nel XII Reggimento Bersaglieri, nel battaglione ciclisti, per 18 mesi.
Rientra nel 1934, dapprima con le gare di ciclocross e conquista prima il titolo di Campione Lombardo e poi il ben più prestigioso titolo di Campione Italiano. Continua su strada e vince una durissima Tre Valli Varesine, ed infine si piazza 3° nella Coppa Bernocchi. Nel 1935 inizia a correre in pista, nello squadrone della Legnano, dopo un ritiro forzato al Giro d'Italia, per una rovinosa caduta.
Nel 1936 con la maglia della Ganna, partecipa al suo terzo Giro d'Italia. Di struttura all'apparenza fragile resiste e riesce a salire sul podio, piazzandosi 3° nella classifica generale.
Memorabile quell'anno il suo attacco sul Pian delle Fugazze che gli vale il titolo di peso nebbia e di gazzella per la leggerezza della sua pedalata.E la conquista del Gran Premio della Montagna.
Nel 1937 con la maglia della Gloria, si piazza 4° nella classifica generale del Giro d'Italia, 3° nel Giro del Piemonte e 4° nel Giro di Lombardia e nella Coppa Moto Guzzi. E nelle riunioni in pista domina con Introzzi e Romanatti all'Arena e poi al Velodromo Vigorelli.
Nel 1938 si piazza 2°, preceduto da Bartali, nella Tre Valli Varesine, 2° nella Coppa Bernocchi e nel Giro del Piemonte.
Nella squadra della Gloria partecipa al Giro d'Italia e si piazza 3 volte 3° in tre diverse tappe e sale sul podio al 3° posto della classifica generale. Partecipa al Giro della Svizzera e indossa nelle prime tappe la maglia oro di leader della classifica. Purtroppo per un atto di sabotaggio nella tappa decisiva del Giro perde la maglia. Nella tappa dove ci sono la scalata del Gottardo e della Furka, si rompe il sellino e siccome in Svizzera non si può cambiare la bicicletta, deve percorrere queste impegnative salite e relative discese senza l'aiuto della sella, sotto un temporale fortissimo. Perde la maglia oro, ma si guadagna la stima di tutta la carovana per il coraggio e la tenacia dimostrata e l'applauso di tutti i tifosi svizzeri per l'impresa compiuta. Conclude il Giro della Svizzera salendo comunque sul podio al 3° gradino.
Nel 1939 nella squadra della Gloria partecipa al Giro d'Italia, quando è 2° in classifica nel tappone Dolomitico parte all'attacco e quando è virtualmente in maglia rosa, la sfortuna ancora una volta è lì ad attenderlo. Il suo manager Focesi preso dalla foga per incitarlo lo travolge con l'ammiraglia. La bici è ridotta ad un ferrorotto e lui è a terra coperto di polvere e di sangue.
Anche questa volta la sua forza di volontà e il suo coraggio nel risalire in bici e continuare la corsa barcollante, incurante del dolore, gli valgono l'apprezzamento di tutti, per questa commovente impresa. Alla fine, nonostante tutto, finisce la tappa e si classifica 4° nella classifica generale.
Nel 1940, sempre nella Gloria ottiene ottimi piazzamenti, 4° nel Giro di Lombardia e 5° nel Giro di Toscana, fra i più importanti e si classifica 5° nella classifica generale del Giro d'Italia. Nel 1941 viene richiamato alle armi e destinato a Livorno, ma viene trasferito a Milano dove può partecipare a qualche gara. Nella squadra della Gloria si piazza 1° nella Coppa Bernocchi e 4° nel Giro di Lombardia.
Dal 1941 al 1946, il Giro d'Italia non viene disputato normalmente per il conflitto mondiale. E le gare si diradano. Nel 1945, viene organizzato il Campionato Italiano ad Angera, ci sono tutti i grandi. Canavesi non ha una squadra, così si costruisce la bicicletta tutto solo, mentre la moglie Ida gli ricama una maglia bianco-celeste con il suo nome "CANAVESI". Parte convinto delle sue possibilità, sulle strade di casa che conosce bene, in mezzo ai suoi tifosi che l'hanno sempre sostenuto e incitato.
Scappa per vincere dei tubolari (bene prezioso per l'epoca), e continua, anche se manca un'eternità al traguardo. Al primo passaggio ad Angera è ancora solo, ma a Besozzo dopo 100 km. di fuga viene ripreso. Rimane un pò nelle retrovie per riprendere fiato, poi scappa di nuovo e sul Brinzio è di nuovo solo.
Coppi e Bartali, tirano come dannati, ma non riescono più a prenderlo. Canavesi arriva sul traguardo di Angera acclamato da una folla entusiasta e commossa, dopo 180 km. di fuga solitaria alla media di 37 km orari. Ha vinto perchè è stato il più forte, il più ostinato,il più coraggioso, scrivono all'indomani i giornali, e se l'è meritato.
Conclude la sua carriera nel 1948 con un 2° posto al Giro dell'Appennino e un 3° posto al Giro di Campania, dopo 22 anni passati in bicicletta, fra sellino e manubrio, lungo tutta la penisola, scrivendo pagine epiche ed emozionanti del ciclismo Italiano.
Taglia il suo ultimo traguardo il 30 gennaio 1990.

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