Gastone Nencini

Nato a Bilancino di Barberino sul Mugello (Firenze) l'11 febbraio 1930, deceduto a Firenze l'1 febbraio 1980. Passista scalatore. Professionista dal 1954 al 1965 con 25 vittorie. Gastone Nencini merita un posto al sole nella storia ciclistica italiana sia per il valore del suo palmares e sia per le sue qualità, alcune addirittura da eleggersi a personaggio in grado di far scendere in campo la letteratura. Un giorno alla partenza di una tappa del Tour, Jacques Goddet, andò in cerca del CT Binda affinché portasse a Nencini la sua ammirazione per averlo visto il giorno prima cadere e raggiungere il traguardo in condizioni da ospedale. "Di certo si sarà ritirato"- disse il patron ad Alfredo, ma costui non fece in tempo a rispondergli qualcosa che fra la ressa della partenza facendosi largo a spallate arrivò il protagonista. Certo, un uomo che sembrava un insieme di cerotti e pezze, che non poteva parlare per un labbro gonfio e l'ennesimo cerotto appiccicato. Brontolava, ma si capiva cosa voleva fare e Goddet, ammirato come non mai, lo vide partire. Non solo, ma nel tardo pomeriggio, constatò quanto il votato all'ospedale, fosse il primo a passare il traguardo. Potremmo dire che Gastone Nencini stia tutto in questo episodio. Un incredibile combattente dalla scorza di ferro. Un volto da medaglia greca ed un corpo che dell'antica olimpia richiamava l'essenza. Un toscano nell'anagrafe e nella sostanza della tenacia, ma anomalo nel comportamento perché di poche parole. Uno che amava la vita e che non se la privava per correre: c'era spazio per il Chianti e le sigarette. Sincero fino al midollo, rude nel tratti ma con un cuore grande, sempre capace di soffrire in silenzio e rinascere dopo le tante mazzate che subì. Scelse il ciclismo perché poteva essere un mestiere in grado di dargli quelle risorse che il calcio, il suo primo sport, annunciava come chimera, Già perché Gastone era il portiere del Barberino, ma sapeva che non c'erano quattrini all'orizzonte. Così facendo i lavori più umili e di circostanza mise da parte i soldi per comprarsi la bicicletta da corsa e vinse pure l'ostilità del padre che non voleva praticasse quello sport. Gastone vinceva e il papà si doveva per forza quietare. Da dilettante trentacinque successi, un posto in Nazionale ai mondiali di Varese e di Lussemburgo, nel 1951 e nel 1952. Il suo miglior risultato nel 1953, alla rassegna iridata di Lugano, dove finì secondo, quando sarebbe attivato primo se il compagno Filippi non lo avesse inseguito e battuto in volata nella volata a due. Terzo arrivò un certo Van Looy..... "Ed ora che fò?" - parve chiedersi Gastone. Lo consigliano di passare professionista e passò nel 1954. Una stagione appena discreta, con un primo posto nel Gran Premio Porretta. Come 1'anno si chiuse, Nencini non trovò lavoro. Nessuno si interessava al toscano di Barberino, poi grazie anche a Bartali che aveva capito quanto Gastone fosse bravo, arrivò l'ingaggio della Chlorodont, ma col patto che facesse il gregario. Nencini accettò: in fondo anche così avrebbe potuto rimediare la pagnotta. Giunse il Giro d'Italia e Gastone senza disturbare i compagni vinse la tappa di Roma, poi quella di Scanno e si trovò maglia rosa vero la fine della corsa. Il trionfo pareva a portata di mano. Alla penultima tappa, il Giro doveva transitare per una strada dannata, con ciottoli e ghiaia. Coppi e Magni, lo sapevano, stanno all'erta e vanno in fuga. Nencini li segue, ma buca e gli altri vanno dritto, lui deve aspettare il cambio e si cuoce. Finì terzo, con tante lacrime, nonostante il suo carattere metallico. Ma il grande Giro svolto, fece capire a tutti che era un campione e la sua carriera cambiò. Già ai mondiali di Frascati l'olimpo ciclistico lo annotò ancora: finì terzo. Nel 1956 vinse una tappa al Giro, la tappa di Parigi al Tour e la Tre Valli Varesine. Sempre più solido al ruolo di vedette nel '57 s'aggiudicò i1 Giro della Calabria, poi, al Giro d'Italia, gli giunse una rivincita sulla sorte. Nel duello fra Bobet e Gaul col lussemburghese netta maglia rosa, capitò quello che nessuno s'aspettava. Charly si fermò a far pipì e il gruppo con Bobet in testa iniziò a correre a più non posso. Nencini seguì il transalpino e Gaul tramontò proprio in quella tappa che si concludeva su quel Bondone che l'anno prima l'aveva eletto leggenda. Nencini vinse per pochi secondi (diciannove) il Giro, controllando Bobet, con l'aiuto stesso di Charly. "Io non potevo vincere, ma Nencini era più meritevole di Luison e fu per me una piccola consolazione la sua vittoria" - mi disse tanti anni dopo Gaul. Il toscano di Barberino andò poi al Tour raccogliendo i successi di tappa nelle prestigiose Briancon e Pau e conquistò la classifica del Gran Premio della Montagna. Insomma un protagonista anche se finì sesto. Nel 1958 finì quinto al Giro ma vinse le frazioni di Roma e di Trento. Quinto pure al Tour con la vittoria di tappa a Gap. L'anno successivo parve in declino, ma vinse una tappa del Giro d'Italia e una al Gran Premio Ciclomotoristico. Invece, quel 1960 che poteva sancire la sua china pendente, divenne il suo anno d'oro. Aprì la stagione con la vittoria nel Gran Premio di Nizza. Al Giro finì secondo per soli 28" di ritardo da Jacques Anquetil. Andò al Tour per rifarsi e recitò perfettamente il copione d'obiettivo. Già maglia gialle fin dalla prima tappa al secondo giorno, dopo averla persa, la riconquistò alla decima frazione e la tenne fino al traguardo finale. Il suo avversario più pericoloso, il francese Riviere, per seguirlo in discesa dove Nencini era un asso, finì in un burrone fratturandosi la spina dorsale. Dunque un Giro e un Tour ed una doppietta nello stesso anno mancata per soli 28". Dopo quei fasti, l'inesorabile declino, complici condizioni fisiche che ebbero giornate tristi. Gastone arrivò fino al 1965, rendendosi utile ai più giovani ed insegnando loro a non mollare mai. Poi, agli inizi del 1980, un male incurabile stroncò la sua fortissima tempra.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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