Gerrie Knetemann

Nacque ad Amsterdam il 6 marzo 1951, ed è deceduto a Bergen il 2 novembre 2004. E' stato professionista dal 1974 al 1989, ed ha ottenuto 140 vittorie fra strada, pista e dietro derny.
Quando si giudica questo corridore, è necessario prendere le distanze da quei sempre troppi italiani che, nel comun denominatore che contraddistingue la poca sportività che grava sulla penisola italica, ricordano questo ciclista, per aver beffato Moser nel Campionato Mondiale del 1978. In realtà, Gerrie, non beffò Moser, ma lo batté, perché pur non essendo un fuoriclasse, era un signor corridore, anzi un campione. Se poi guardiamo il ruolino di Knetemann in quell'anno, scopriamo che prima di vincere sul circuito iridato del Nurburgring, aveva colto una ventina di successi, fra i quali, la classifica finale e tre tappe della Parigi Nizza, due tappe al Tour de France e il GP Cerami che, a quei tempi, era una corsa di valore ed indicativa. Moser sottostimò Gerrie? Può essere, ma perdere con lui in una volata due ci stava e, nelle giornate di pioggia, come avvenne in quel giorno iridato, ancor più. E poi, suvvia, è sempre colpevole sottovalutare un atleta che si presenta allo start, forte di un palmares robusto e con delle doti notevoli, come del resto urlavano, fra le cinquanta prima del Nurburgring, la sua vittoria da campione all'Amstel Gold Race '74, o quella, comunque di spessore, nell'Henninger Turm '77.
Dunque, se il Titolo Mondiale, resta la perla della carriera di Knetemann, ci sono altre importanti acuti, pronti a dimostrare quanto questo atleta fosse dotato di qualità di pregio. Era forte sul passo, con una potenza di nota a cui aggiungeva uno spunto di velocità, non da sprinter, ma molto efficace. Specialista nei cronoprologhi (potremmo dire un mattatore) e nelle cronometro fino ai venti chilometri, passava indenne le salite delle classiche, i problemi sorgevano in quelle lunghe da GT, ma Gerrie non è mai stato velleitario al punto di pensare di poter emergere nelle grandi corse a tappe. Su quelle corte, fino ad una settimana di gara, era un vincente nato, basta vedere quante ne ha vinte. Nel suo palmares infatti troviamo: il Giro di Olanda '76, '80, '81 e '86, il Giro del Belgio '80, il Giro dell'Andalusia '76, la Quattro Giorni di Dunkerque '77, il Giro del Mediterraneo '78, '80, '83, la Parigi-Nizza '78, la Tre Giorni di La Panne '82. Notevole pure il suo ruolino in termini di vittorie di tappa. Per citare solo le più importanti: 10 al Tour de France, 8 alla Parigi Nizza, 6 al Giro della Svizzera, 5 nel Giro di Olanda. A fine marzo del 1983, dopo un inizio di stagione scoppiettante, fu vittima di una gravissima caduta nell'Attraverso il Belgio, che lo immobilizzò a lungo, facendogli perdere tutto il resto dell'anno. Le conseguenze, così gravi, avevano spinto molti a darlo per finito. Invece, non solo seppe ritornare, ma pure a vincere con copiosità. La seconda vittoria nell'Amstel Gold Race, nel 1985, è da considerarsi la perla del suo ultimo segmento di carriera. Chiuse agli inizi del 1989. Dopo aver messo il punto all'attività agonistica, Knetemann diventò, dal 1991, il tecnico della squadra olandese di ciclismo. Il 2 novembre 2004 mentre stava facendo una passeggiata con tre amici in mountain-bike a Bergen (nel nord-ovest di Olanda), accusò un malore ed è morto poco dopo il ricovero in ospedale. Ha lasciato la moglie ex ciclista e tre figli, un maschio e due femmine, una delle quali, Roxane, è attualmente una buona ciclista professionista.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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