Maurice Izier

Nato a Crest il 18 marzo 1944. Professionista dal 1966 al 1970 con 7 vittorie. Da un paesino del Dipartimento della Drome, ai margini di quelle Alpi che han fatto la leggenda del ciclismo, il buon Maurice non poteva che divenire ciclista. Lo volevano, prima ancora degli echi di una cultura che, stranamente, coinvolgeva men che altrove quel territorio, le sue grandi capacità di osservare e di leggere tempi e modi che andavano bel aldilà del quotidiano. Già, perché il ragazzino Izier, era bravissimo a scuola ed aveva il fare del professoressino. In altre parole il contrario di quella tipologia che si creava attorno ai corridori, anche in una terra come la Francia, solitamente più evoluta e meno dogmatica. Entrò così nel pedale da ragazzino, con la convinzione dei metodici, ed un fisico che fece presto a raggiungere una certa evoluzione. E nel 1959, a 15 anni, vinse il campionato francese riservato ai cadetti, allora la prima categoria agonistica. Maurice continuò a progredire e, tre anni dopo, nel 1962, a 18 anni, vinse il campionato francese riservato agli universitari, battendo avversari di lui più anziani: in fondo era solo un liceale. Con quel successo, aveva posto le basi per un'attenzione che si consumò fiorente nell'osservatorio. Dopo due positive stagioni fra i dilettanti, nel '65 era già un indipendente di valore, al punto di vincere il "Circuit des Mines", corsa con tanti professionisti e prestigio importante. Con la Pelforth-Sauvage passò prof nel '66, ed al suo anno d'esordio nell'elite, vinse una tappa del GP Languedoc e il già famoso Circuit d'Auvergne, aggiungendo a queste vittorie, buoni piazzamenti nelle corse a tappe in Francia ed in Spagna. Chiuse 55° la sua prima Grande Boucle. Nel '67, il miglioramento sperato non arrivò: vinse il GP Sanvignes, finì 3° nel GP di Cannes e concluse sia la Vuelta che il Tour, rispettivamente 55° e 40°. Nel '68, passò alla Frimatic De Gribaldy e dopo aver vinto il GP di Avanches, si impose, dopo una lunga fuga solitaria, in quello che resterà il successo che l'ha inserito nel romanzo del pedale: la tappa di Melun al Tour de France. Nel '69, finì 2° nel campionato francese, ma l'evoluzione in positivo continuò a non giungere e, nel '70, pur forte dei successi nel GP Bach e nel Criterium di Entrains-sur-Nohain, capì che era il caso di chiudere.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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