Storia di Olimpio Paolinelli

Olimpio Paolinelli, nato a Piegaio il 15 novembre del 1936, per un decennio - a cavallo degli anni '50 e '60 - ha calamitato l'attenzione degli appassionati di ciclismo della Media Valle e Garfagnana, diventando un loro beniamino. Paolinelli era un corridore capace di sfruttare le difficoltà altimetriche. Non era uno sprinter, però era veloce e da dilettante ha vinto numerose volate di gruppi ristretti. Iniziò a correre da allievo nei primi anni '50 e la sua prima squadra fu il Pedale Lucchese Poli, con la quale ottenne il primo successo a San Salvatore.
Suo padre Virgilio non voleva che corresse per non sottrarsi dai lavori nei campi (faceva il contadino) e allora di nascosto prese il via alla corsa. Andò fortissimo e giunse per primo sul traguardo di San Salvatore di Montecarlo con il secondo classificato, Giuseppe Pardini, che accusò un ritardo di 6'50". Diventò un corridore part time. Erano tempi difficili, Olimpio faceva parte di una famiglia numerosa. Era il più giovane di 12 fratelli e doveva coniugare l'attività ciclistica con il lavoro nei campi. Poi suo fratello Francesco aprì una macelleria nel pisano prendendolo a lavorare con se. Insomma al primo posto c'era il lavoro e negli attimi di pausa il ciclismo. Nel 1959 passa Dilettante con la Brooklyn di Empoli, voluto dal nipote Mario Pieruccini, di pochi anni più giovane e astro nascente del ciclismo toscano. Il destino volle che Mario Pieruccini morì investito da un camion proprio mentre era in allenamento sulle strade di casa con lo zio. Una tragedia che bloccò Olimpio tanto da fargli vincere soltanto una corsa. Ma l'anno successivo accettò di firmare un contratto molto remunerativo con una delle società più ricche nell'epoca: la Lastrense Gisac di Lastra a Signa che annoverava fra le sue file anche il grande Franco Bitossi. Un biennio,60-61, dove uscì fuori il meglio di Paolinelli. Dieci vittorie il primo anno e 13 il secondo, risultando uno dei migliori cinque dilettanti a livello nazionale. A quel punto per lui si aprirono le porte del Professionismo.
Ci fu un incontro a Varese con la Ignis, uno squadrone allora capitanato da Ercole Baldini, Antonio Maspes e Gastone Nencini, ma per ragioni economiche saltò l'accordo. Fu invece l'allora D.S. Vasco Bergamaschi, vincitore del Giro d'Italia nel '35, a convincerlo di passare alla Torpado con una adeguata ricompensa economica. Nel 1963 il trasferimento alla Cité di Santa Margherita Ligure, ingaggiato da Silvano Simonetti. Doveva fare il Giro d'Italia ma all'ultimo istante patron Cimarotti gli preferì l'ex campione del Mondo su strada da Dilettante Sante Ranucci. Nelle classiche di un giorno Olimpio era sempre con i primi, ma concluderà la carriera agonistica senza vittorie tra i professionisti.
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