La Carriera di Oreste Magni

(brano tratto da: I ciclisti lariani professionisti, Giulio Mauri, Edizione Libri)

Nato ad Albese il 3 marzo 1936, è stato una pagina importante del ciclismo, non solo comasco, sia in campo dilettantistico che professionistico. Alto 1 metro e 76 per un peso forma di kg 72 ha collezionato diversi successi già nella categoria allievi correndo anche per il C.C. Canturino nel '53 e '54; nel '55 passa fra i dilettanti e sigla tre successi con la Milano-Cadenabbia una classica di quel periodo.
Nel suo albo d'oro, fra i dilettanti, il successo nella quinta edizione della Coppa Caduti Medesi e nel Circuito del Belvedere, a Fivizzano, col secondo Giorgio Tinazzi a 1'07" e Ventorelli quarto a 3'07". Si ripete nel '56 sempre con tre affermazioni che salgono a quattro l'anno dopo, aggiudicandosi il Trofeo Cademartori, il G.P. Gaslo, la Coppa Città del Marmo, a Carrara, e il Gran Premio Bianchi. Già nel '56 entrò a far parte nel giro degli azzurri. A Waregem rinunciò alle sue chances di vittoria per favorire, come era stato fissato, il capitano Arnaldo Pambianco, che poi nel finale non riuscì a far valere le possibilità di afferma¬zione degli azzurri. Nel finale di quella sta¬gione l'esordio nei professionisti avvenne al Trofeo Baracchi, in coppia con Aldo Moser; conclusero al terzo posto (foto a fianco).Gareggiò per la Chlorodont e fu sesto sempre quell'anno alla Coppa Ugo Agostoni, a Lissone.
Nel '58 disputò il suo primo Giro d'Italia coi professisti, ma si ritirò.
Campione di regolarità, Oreste Magni, nel '59 vinse il Trofeo UVI pur non vincendo alcuna delle otto prove. "Magni rientra infatti nella categoria - si scrisse - di quei corridori che usano la testa anche nei momenti più difficili, che sanno disimpegnarsi egregiamente su ogni terreno e soprattutto che sono dotati di grande temperamento. Ed è tra quei pochi giovani che sono passati al professionismo, senza tentennamenti e senza adattarsi al quieto vivere dei dilettanti, eternamente azzurri. È quindi un giovane fresco di forze e di energie, ancora tutto da... scoprire.
A Pontremoli (ultima delle otto gare) Magni ha corso in sordina, non sorretto, com'era, da perfette condizioni fisiche e di forma e, quindi, non disposto ad azzardarsi in inutili e dispendiose azioni d'attacco. La sua privilegiata posizione in graduatoria gli consentiva una gara tranquilla e senza patemi d'animo. Così ha fatto. La gara, bellissima, ha quindi avuto altri protagonisti ed essendo stati numerosi e decisi a vincere, è risultata assai combattuta, specie nel finale".
La sua prima vera "grande giornata" arrivò il 7 agosto del 1960 - in corso le Olimpiadi di Roma - a Pescara quando vinse la sua prima gara da professionista nella quindicesima edizione del Trofeo Matteotti. Si legge in un servizio datato 8 agosto: "Il Trofeo Matteotti, disputatosi ieri, ha fornito al comasco l'occasione per tornare alla ribalta. Oreste Magni ha trionfato davanti ai più forti corridori italiani (erano infatti in gara il campione d'Italia Ronchini e gli azzurri Carlesi e Brugnami) e ad una scelta rappresentanza straniera (tra i più noti vanno citati lo spagnolo Poblet e lo svizzero Ruegg). Vittoria meritatissima in quanto il ragazzo della Ignis è stato costantemente all'attacco e resa ancora più significativa dal valore degli avversari battuti.
il giro d'onore dopo la vittoria".
La sua valutazione come direttore sportivo, al termine di una lodevole attività, partiva sempre da un concetto: che «occorre allenarsi bene e correre meglio».
Proprio nel 1960, nello squadrone della Ignis voluto da Giovanni Borghi, l'albesino ottenne buone soddisfazioni e vinse quattro gare: il Trofeo Matteotti a Pescara e tre tappe del Giro del Portogallo, una delle più difficili del calendario internazionale, Ma una caduta lo costrinse ad abbandonare.
Nel 1961 corre per la Fides, seconda squadra della Ignis. Vince la tappa di Cagliari del Giro d'Italia (primo italiano di quell'anno a vincere una tappa del Giro n.d.c.).
Nel 1962 é in forza alla Gazzola con un accordo biennale.
Nel 1965 cambia di nuovo maglia correndo per la Cynar e vince due gare: la Morat (Murten) e la Monaco-Zurigo (vedi foto) è inoltre 2° in una tappa del Delfinato, 30 al GP Sormano, 9° al G.P. Camicia, 17° al GP di Zurigo mentre si ritira al Suisse.
Nel 1966 le ultime gare per la Quenne Anne e U. C. Comense 1887 ottenendo il 33° posto finale al Suisse e ritirandosi alla Vuelta.
Morì il 18.03.1975 con la moglie, in una villetta che aveva acquistato con non pochi sacrifici sulla Costa Adriatica. Una stufetta e l'esalazione di gas furono loro fatali nel corso della notte, Erano appena giunti da Albese qualche ora prima. Ebbero due figli: il maschio, sposato, risiede nella casa che gli lasciò il padre, la figlia adottata da Giancarlo Manzoni laureatasi in medicina opera a Pavia.
Pacato nell'esprimere le proprie idee Oreste riusciva con la riflessione a farsi ben volere da tutti. Mai esaltandosi eccessivamente per una vittoria, mai deprimendosi oltre il lecito per una sconfitta. Mi ricordo quanti suggerimenti diede a molti atleti, quando già non rivestiva più alcun incarico di direttore sportivo né ad Albavilla né alla Comense.
Il lavoro in qualità di rappresentante nel settore del commercio (vendita di liquori) toccava una persona che non aveva mai assaggiato alcolici né fumato.
Strana coincidenza, ma esilarante realtà di due persone che non avrebbero potuto far del male ad una... mosca e invece scomparvero nel silenzio di una fredda notte del loro piccolo ambiente di vacanza che avevano voluto lontano da Albese. Realizzato vivendo una vita normalissima. Parsimoniosa, a prima vista, ma ricchissima per i valori morali che la accompagnava, con tanti... veri amici.
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