Aneddoti raccontati da Franco Franchi

Di Fiorenzo Magni, che è stato uno dei suoi capitani, conserva non piacevoli ricordi. Eccone uno: al Tour de France del 1952, si era nei pressi dell'arrivo di una tappa. Faceva un caldo bestiale. L'asfalto sulla strada era stato appena finito e le gomme delle biciclette si attaccavano al terreno; si avanzava con fatica. Franco Franchi deve fermarsi a una fontanella per riempire le borracce ai suoi capitani della nazionale italiana Magni, Coppi e Bartali. Si era vicini all'arrivo e Van Steenbergen decide improvvisamente di andare in fuga: si scatena la bagarre. "Feci in tempo a prendere la scia dell'ultima automobile altrimenti sarei finito fuori tempo massimo" - racconta Franchi. Per circa 20 Km dovetti faticare per riprendere il gruppo. L'acqua nelle borracce si era nel frattempo surriscaldata. Coppi e Bartali stavano insieme - se lo ricorda come se fosse ora - si moriva tutti di sete. Diedi loro la borraccia. Quando anche Magni ne ebbe una da me, assaggiato un sorso di quell'acqua ormai calda
gettò via acqua e borraccia. Coppi e Bartali ebbero un gesto di riprovazione". Quell'episodio, uno di una lunga serie, tanto dispiacque a Franchi che era deciso a fare le valigie e tornarsene a casa abbandonando il Tour e smettere di correre per quel anno. Disse testualmente a Magni: "D'ora in poi, amico mio, se vuoi l'acqua te la vai a prendere da te". Ganna per telefono lo pregò di rimanere: "Non ti muovere, verrò io nella prossima giornata di riposo e aggiusteremo tutto". Ganna lo raggiunse e riuscì faticosamente a convincere Franchi a rimanere in gara. Da quel giorno fu trattato bene, "con pantaloncini e maglietta ogni giorno sempre nuovi. A Magni, che teneva a queste cose, invece no, per punizione". Da quella volta Franchi non ha più voluto sentir parlare di Magni che fino a qualche anno fa ha tentato una riappacificazione tramite il rappresentante Opel di Giulianova (anche Magni è stato un rappresentante della Opel, a livello nazionale, ora lo è per Milano). Franchi ci racconta che "Coppi era un brav'uomo, sempre tranquillo anche in corsa. Bartali era una persona squisita ma quando s'infilava pantaloncini e maglietta si trasformava; la grinta sportiva prendeva il sopravvento e più nessuno poteva avvicinarlo, nemmeno il suo massaggiatore e il suo meccanico".
Ci racconta un episodio che lo vide spettatore diretto. Stava pedalando dietro Serse Coppi (il fratello di Fausto), quando questi ebbe l'incidente che gli costò la vita. Era il 29 giugno 1951, a Torino, all'ultimo chilometro del Giro del Piemonte. Fausto e Serse stavano in quel momento preparando la volata. Franchi vide Serse cadere. "Attento!" Strillò Franchi ma Serse cadde rovinosamente battendo la testa. Dopo pochi secondi Serse si rialzò, apparentemente senza aver subito alcuna grave conseguenza. Sembrava tutto a posto ma due ore dopo, in albergo, Serse iniziò a lamentare forti dolori alla testa. Fu trasportato in una clinica dove morì poco dopo per un'emorragia cerebrale.
Fausto ne rimase moralmente distrutto. Da professionista qual era decise, comunque, di correre il Tour. Franchi, che dormiva nello stesso albergo di Coppi, ricorda la notte di vigilia della partenza come se fosse ora. Bruna, la moglie di Fausto, cercò di convincere il marito a non prendere il via, decisione da prendere, secondo lei, a rispetto del fratello appena scomparso. La moglie aveva paura che anche a Fausto potesse accadere un incidente. I due discussero animatamente tutta la notte e Coppi non riuscì a dormire fino a che, con decisione, intimò alla moglie di andarsene!
Il direttore sportivo al Tour de France in quegli anni era Alfredo Binda. Franchi na di lui il ricordo di grande uomo e di "padre di famiglia" per i ciclisti che dirigeva.
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