Il Tour del 1960 di Graziano Battistini

Quando Binda lo selezionò per il Tour de France del '60, disse: "Se corre come dico io potrà vincere e far vincere". Graziano era alla seconda stagione da professionista e l'affermazione di Binda, che non era solito esprimersi ad alta voce, sorprese un pò tutti. Al Giro d'Italia appena concluso con la vittoria di Anquetil con appena 28" di vantaggio su Nencini, Graziano si era barcamenato, finendo al ventesimo posto. Alle domande dei giornalisti Binda rispose: "Il ragazzo può fare molto bene al Tour perché non soffre il caldo, è svelto dappertutto e furbo quanto basta per entrare nelle mischie giuste. Intendiamoci, quando dico che può vincere, mi riferisco alle tappe. Quando dico invece che può far vincere, alludo al lavoro che può fare alla distanza a favore di Nencini, se Gastone riuscirà a pedalare come al Giro d'Italia". Selezionato Battistini, Binda non poteva non selezionare Massignan: Imerio aveva infatti la patente del grimpeur e di Graziano era amico. I due erano cresciuti alla scuola della Legnano del saggio Eberardo Pavesi. Oltre a Nencini, Battistini e Massignan, facevano parte della nazionale Baldini, Baffi, Bruni, Defilippis, Pambianco, Brandolini, Casati, Fabbri, Falaschi, Ferlenghi e Alfredo Sabbadin. Il Tour cominciò il 26 giugno con la tappa Lilla-Bruxelles, vinta da Schepens. Nel pomeriggio ci fu una cronometro di ventisette chilometri che non sfuggì a Rivière, deciso a conquistare i gradi di capitano della nazionale di Francia. La sorpresa fu che Nencini indossò la maglia gialla e non tutti, nel nostro clan, furono contenti: temevano, infatti, che Binda costringesse tutti a spolmonarsi per difendere il primato di Gastone. Era troppo intelligente, Binda, per pretendere di controllare una corsa che impazziva ad ogni chilometro. Infatti, non venne fatto nulla per impedire che Nencini perdesse la maglia gialla e che si potesse andare a caccia di tappe, come diceva Binda, lo dimostrò Defilippis vincendo la Dunkerque-Dieppe. L'esplosione di Battistini avvenne nella Lorient-Angers di 244 chilometri (era la tappa più lunga del 47° Tour). Graziano si prese la soddisfazione di precedere il campione del mondo Darrigade. Il giorno dopo, nella Angers-Limoges, per gli italiani fu il trionfo: Defilippis vinse davanti a un sorridente Battistini e al sempre attento Pambianco. Bobet disse alla radio: "L'Italia ha scoperto un corridore da Tour: si chiama Battistini". Se fosse davvero un corridore di primo piano per il Tour, Battistini doveva cominciare a dimostrarlo nelle tappe pirenaiche. La risposta, più che soddisfacente, la si ebbe a Pau, dove Battistini fu terzo, preceduto da Rivière e Nencini, che spodestò il belga Adriaenssens dal comando della classifica. Nencini in maglia gialla non impedì a Battistini di ottenere la vittoria nell'attesa tappa Gap-Briancon attraverso l'Izoard. Una vittoria che consentì a Graziano di mettere una ipoteca sul secondo posto della classifica, mentre Massignan, piazzatosi alle spalle dell'amico, conquistò la corona di re della montagna. Fu poi abbastanza facile alla nostra formazione controllare la situazione negli ultimi giorni. Sul podio di Parigi, Battistini venne accomunato nei festeggiamenti a Nencini. Era la seconda volta, da quando la "grande boucle" era stata creata nel 1903, che due italiani finivano ai primi due posti; in precedenza, a firmare la sensazionale impresa, erano stati Coppi e Bartali nel '49.
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