Giovanni Ronco, un uomo .... la sua storia

Giovanni Ronco (detto Nino), nato a Ornago il 16 Marzo 1917, decedeva nel Giro della Lorena a Nancy (Francia) in una tragica caduta il 15 Luglio 1948.

Per noi di Ornago era Giuàn Curidùr.
A quindici anni, di buon mattino si univa alla truppa delle centinai di ciclisti che si avviavano verso le fabbriche di Monza e di Sesto per il lavoro. Lui s'era trovato un posto alla Falk: ci andava sempre in bicicletta, perché gli piaceva e perché si risparmiavano i soldi del tram. Gli piaceva pigiare con forza sui pedali, correre avanti, distaccare gli altri.
Sognava le corse.
E un bel giorno si mise a "correre", a fare il "corridore".
Era un bel ragazzone, atletico. Calcava con forza i pedali, saettava tra i compagni con eleganza e furbizia.
E incominciò a vincere.
Partiva con il "palmer" a tracolla, la borsa imbottita dei panini a prezzo speciale ed affrontava l'avventura della gara, che poi raccontava in osteria, quando tornava, agli immancabili tifosi che lo aspettavano.
Era ormai diventato l'orgoglio del paese: tutti si identificavano nelle sue sconfitte, subendole come personale malasorte, e nelle sue vittorie, vivendole come personale trionfo. Quando raggiunse l'età della leva, Giovanni Ronco fu assegnato alla Regia Marina Militare nella caserma di La Spezia.
A La Spezia andava e da La Spezia Tornava in bicicletta.
Si allenava arrancando sui tornanti della Cisa Precipitandosi a valle in folle volate. A Prati di Vezzano Ligure la Società Sportiva locale, animata da Dino Baldassini, se l'era subito accaparrato ribattezzandolo Nino Ronco: anche li si fece apprezzare per le capacità sportive e amare per il suo carattere cordialmente aperto. Divenne la bandiera della Società.
Come dilettante si era iscritto al Pedale Monzese, l'unica società veramente organizzata della nostra zona.
Il Pedale Monzese lo aitò e gli diede un pò di sicurezza, sostenendo le spese vive di attrezzature necessarie.
Al Pedale Monzese Giuàn diede molte consolazioni: nella categoria dilettanti ha collezionato ben 114 vittorie. Nel 1945 era stato proclamato Campione Sociale: solo in quella breve stagione ciclistica dell'immediato dopoguerra aveva fatto nove primi, quattro secondi e un terzo posto.
Al Pedale Monzese rimase fino al 1946.
Passando alla categoria professionisti, in un primo tempo dovette correre come l'indipendente. Fu quarto tra gli indipendenti nella Sanremo del 1947, primo degli indipendenti nel Giro del Piemonte dello stesso anno.
Poi passò alla Wilier Triestina, e alla Viscontea: allora erano le marche costruttrici di biciclette che organizzavano le squadre dei ciclisti: Bianchi, Legnano, Torpedo, ecc...
Partecipò ai Giri d'Italia del '47 e del '48 come gregario di Fiorenzo Magni: fu un gregario fedele, grintoso, costante, silenzioso. Il suo rango non gli permetteva iniziativa personale: il gioco di squadralo relegava nei secondi posti, ruolo a cui dava tutto il suo impegno. Per questo, e per il suo temperamento, tutta la carovana del Giro lo stimava e lo amava.
Nel '48 non volle partecipare al famoso Tour de France che vide il trionfo di Bartali. Partì invece per quel fatale Giro della Lorena che gli stroncò la vita. Cadde. Si rialzo, volle riprendere la bicicletta, malgrado il fortissimo mal di testa. Cadde ancora. Si spense nell'ospedale di Nancy.
E si spensero anche le tante speranze, gli entusiasmi di tutti gli Ornaghesi!
Sono passati più di sessant'anni da quel triste 15 luglio 1948.
Vivo rimane l'amore e l'ammirazione per il "nostro" campione a cui lo sport non ha dato fama e ricchezza, ma amici sinceri. E una parte dell'interesse sportivo che ha animato il sessantennio gel G.S. Nino Ronco va anche a lui.

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