Il mio incontro con Marco Giuntelli di Francesco Roberto (ex corridore)

Fu nel lontano 1947 che ebbi l'opportunità di incontrare Marco Giuntelli, allorché, con non poche difficoltà, convinsi mio padre ad acquistarmi la bicicletta "da corsa" dopo aver conseguito il diploma magistrale presso le Scuole di Asti.
Quella sudata bicicletta, costò ben 1000 lire; prezzo speciale pattuito da Marco Giuntelli a mio padre dopo una estenuante amichevole contrattazione.
Quella bicicletta che io sognavo, servì poi ad aprire la strada alla mia futura vita, ad una attività commerciale ben lontana dalla mia immaginazione.
Gli ultimi tre anni di scuola, li percorrevo dal mio paese ad Asti tutti i giorni con una sgangherata, pesante "balloncino", totalizzando circa 40 km; poiché sono di costituzione e volenteroso nelle mie iniziative, il tutto servì a "farmi la gamba". Per cui, quando poi, a cavallo da quella da corsa, mi sembrava veramente di non "sentire la catena".
Divenuto ammiratore di Marco che ormai, alla fine della sua lunga carriera di professionista, partecipava ancora alle competizioni, da lui un giorno invitato a vederlo gareggiare ad una corsa che si svolgeva nella cittadina di Canale, decisi di seguirlo.
Dopo aver pranzato con lui e poiché l'iscrizione era libera a tutti, da lui convinto a cimentarmi, sprovvisto di ogni equipaggiamento ed avendo rimediato una sua maglia ciclistica, partecipai anch'io alla gara. Poiché il numero di partecipanti era vicino ai 200, Marco, al fine di "non mangiare" la polvere, mi consigliò di stare al suo fianco in testa al gruppo.
La gara si svolgeva su di un percorso prevalentemente ghiaioso che attraversava paesi limitrofi a Canale, da ripetersi più volte.
Con grande sorpresa di Marco e raccomandazioni di non avventurarsi in fughe sbagliate, dopo aver vinto diversi traguardi a premio durante il percorso, finii per vincere facilmente la gara.
Ricordo che a quella gara partecipai con un paio di calzoncini grigi ed un paio di scarpe marrone, che sovente scivolavano fuori dai cinturini dei pedali, poiché sprovvisti di speciali tacchetti.
Alla fine della gara, mi ritrovai con la lista di cioccolato al latte "Milcana" che doveva servire come rifornimento, totalmente appiccicata nella tasca posteriore della maglia che Marco mi prestò.
Ho voluto sottolineare quella mia prima gara poiché mi è rimasta ben impressa nella memoria, così come sono ancora impressi i complimenti di Marco che mi elargiva continuamente durante il nostro viaggio di ritorno ad Asti dove ci lasciammo ed ovviamente invitandomi ad un'altra, che si svolgeva a Nizza Monferrato, che ovviamente vinsi di nuovo. Ne seguirono successive altre cinque vittorie, che servirono a cementare la nostra amicizia e mi legarono anche a sua moglie che pure lei tifava per me.
Ricordo ancora con piacere un grande poster prodotto da Marco e fatto circolare per le vie di Asti sulle spalle di un "portantino" che sottolineava pressapoco così:
E' NATO UN NUOVO CAMPIONE
E' FRANCESCO ROBERTO ECC. ECC.

Marco aveva intuito e previsto il mio futuro.
Infatti a venti anni mi trasferì a Milano, ingaggiato a correre per la Società Ciclistica Azzini, la più famosa in quei tempi per i suoi "pistards". Il presidente di quella società mi impiegò anche nella sua azienda specializzata in pietre preziose, con uno stipendio di 18 mille lire mensili.
Fui convinto dal presidente di quella società ad abbandonare la strada ed a dedicarmi alla pista in quanto, il magico Vigorelli era alla mia portata.
Nel '51 vinsi il Campinato Italiano dilettanti "Stayer" (dietromotori), successivamente nel '53 passai professionista dopo aver partecipato anche a diverse gare su diverse piste nazionali ed europee. Ma il 19 di luglio di quell'anno una rovinosa caduta dietro motori nel Velodromo Vigorelli, mi lasciò in coma per una settimana nell'Ospedale Fatebene Fratelli. E quella fu la mia ultima gara. Grazie a Dio, ripresomi lentamente, decisi di impegnare tutte le mie esuberanti energie in un'altra attività che mi ha gratificato e permesso di visitare molti paesi del mondo. E tutto questo, per merito delle due ruote e merito della bici Giuntelli e di Marco che contribuì a segnare il mio destino.
E' con stima, riconoscenza ed affetto che oggi dico: GRAZIE MARCO

Francesco Roberto
Articolo inviato da: Gli amici degli Indimenticabili fratelli (Piemonte-Lombardia)
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