Andre Darrigade

Un corridore sempre sorridente che ha saputo ritagliarsi una grande notorietà nonostante abbia vissuto in contemporanea a delle autentiche icone del ciclismo francese, come Anquetil, Bobet, Riviere e Poulidor. Soprannominato "Dedè" o anche "il basco saltellante" (nomignolo che fu anche del grande tennista Jean Borotra), nonostante fosse delle Lande, è stato un corridore tanto forte quanto spettacolare, tanto corretto, quanto determinato. Anche la classificazione di "passista veloce" toglie qualcosa a quella completezza non certo in grado di fargli vincere una corsa a tappe di nota, ma era sufficiente per giungere a delle vittorie precluse a tanti suoi avversari-colleghi velocisti. E dire che la sua carriera era partita come sprinter su pista e questo suo antico richiamo, gli fu utilissimo nel divenire quasi imbattibile nelle corse con arrivo sui velodromi. Furono infatti i risultati sui "tondini" i migliori, o i più evidenti nella carriera dilettantistica di "Dedè". Memorabile il suo successo, a Parigi, nella Medaille '49, ai danni di Antonio Maspes, poi divenuto il sire indiscusso della velocità fra i professionisti per quasi tre lustri. Dedizione, serietà ed espansività furono i tratti più evidenti dell'uomo-atleta Darrigade e che abbia raccolto la simpatia di un popolo che spesso si divideva nel tifo fra i propri "galletti" rappresenta un'altra delle peculiarità della sua storia.
Le cifre della carriera di Andrè, sono impressionanti per continuità e si traducono solo richiamando i segni della grandezza. Qualche dato. Quattordici Tour de France disputati (dal '53 al '66, con un solo ritiro nel '63) nei quali ha conquistato ben 22 tappe, aggiudicandosi per un paio di volte la maglia verde della classifica a punti ('59 e '61), indossando in 19 occasioni quella gialla. Numeri che gli valsero la cementazione della popolarità. Altro aspetto unico nella storia del ciclismo: per ben cinque edizioni ('56, '57, '58, '59, '61) ha vinto la prima tappa del Tour de France. Sempre alla voce tappe, ne ha vinte 25 in manifestazioni contenute in una settimana di gara. Ha poi partecipato a due Giri d'Italia nel '59 e '60, vincendo una tappa nella seconda occasione. Ha vinto il campionato francese nel 1955 e, soprattutto il campionato mondiale nel 1959, a Zandvoort, dove superò l'italiano Michele Gismondi in uno sprint emozionantissimo, avvenuto dopo una fuga avviata a duecento chilometri dalla conclusione. Sempre ai mondiali giunse secondo dietro a Van Looy nel 1960, terzo in quelli del '57 e '58 e quarto a quelli del '63. Dunque con la vittoria nel '59 per quattro anni di seguito salì sul podio iridato. Una sola grande classica è finita nel suo palmares, ovvero il giro di Lombardia del 1956, dove al Vigorelli superò un maestoso e vecchio Coppi, che non riuscì a trattenere un pianto copioso (Dedè ci rimase malissimo). Altri piazzamenti di prestigio nelle classiche: quarto nella Roubaix '57, terzo nella Sanremo '58 e secondo nella Parigi.Bruxelles '60. Altri successi di nota nel suo curriculum sono: la Bordeaux-Saintes '51, il G.P. di Mans '52, il Tour di Picardia '54, il Trofeo Baracchi '56 in coppia con lo svizzero Rolf Graf, la Roue d'Or del '57 e '58, in coppia con Jacques Anquetil, il G.P. d'Orchies '57, la Parigi Valenciennes '58, il Criterium National '59, il G.P.d'Aix '62, la Genova-Nizza '64 e la Ronda di Monaco nel 1966.
Suo fratello Roger, di 6 anni più giovane, fu campione di Francia dilettanti nel '55, ovvero nella stagione in cui Dedé fu campione fra i professionisti. Anche il minore dei Darrigade passò a sua volta professionista nel '56. Il suo miglior successo fu il Tour de Loret del '60.

Le sue prestazioni al G.P. Tendicollo Universal.
Dedè corse la prima edizione della corsa forlivese, nel 1958. Finì settimo, a 6'43" da Baldini, ma si tolse la soddisfazione di battere, fra gli altri, Miguel Poblet, col quale ebbe occasione di sprintare tante volte. Darrigade se la cavava discretamente nelle prove individuali a cronometro, mentre era molto bravo in quelle a coppia o a squadre. Come ho scritto ancora qui, anche per lui era fondamentale il respiro e il recupero dettato dallo stare, a cadenza costante, a ruota.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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