Jozef "Jos" Wouters

Nato a Wakkerzeel il 21 febbraio 1942, professionista dal 1961 al 1965. Uno dei più grandi incompiuti, non per colpa sua, della storia del pedale. A differenza dell'italiano Romeo Venturelli, che si giocò tutto da solo, Jos deve a due rovinose cadute, una dietro derny in un cambio con Van Steenbergen a Daumesnil nel settembre del '62 e l'altra in pista alla Sei Giorni di Francoforte nel novembre del '63, la sua prematura fine ciclistica. Wouters però, nel poco che poté far vedere si dimostrò straordinario e, per questo, anni dopo, mi incuriosì come pochi, ma non ha senso, in questo momento, andare di più sui "perché". Solo qualche dato, che raggela tutti coloro che oggi scrivono fiumi di inchiostro o parlano sulla maturazione dei talenti.... Jos dopo aver colto un centinaio di vittorie fra i dilettanti (tutte le più importanti corse per "puri" finirono nel suo palmares), mostrò subito, nel '61, da indipendente, degli autentici ruggiti. Veloce come pochi e già bravissimo sui muri, vinse tutto quel che si poteva vincere nella categoria di frammezzo, e quando poté correre coi migliori professionisti, se li mise dietro. Accadde dapprima nel Giro del Brabante e poi, proprio alla Parigi-Tours, la "Classica dei Castelli della Loira", dove, a soli 19 anni, irrise il forte Gilbert Desmet I. Nel '62 si impose nella Parigi-Bruxelles (allora classica di rango primario), finì 6° nella Roubaix, nonostante un forzato inseguimento a causa di una foratura, nonché 4° alla Liegi-Bastogne-Liegi. Rivinse il Giro del Brabante e aggiunse altri sedici vittorie su traguardi minori. Un talento mostruoso. Dopo la caduta di Daumesnil, dove si ruppe in due parti la clavicola e si procurò una delicata ferita ad un ginocchio che interessò i legamenti, si riprese con molta fatica. Nel '63 pur senza forzare vinse la Freccia del Brabante, il Giro del Limburgo, due tappe del Giro del Belgio, la "De Panne" (la corsa antesignana dell'odierna "Tre Giorni") ed altri tredici centri minori. E quando si preparava ad un 1964 esplosivo, la nuova ed ancor più rovinosa caduta nel velodromo di Francoforte, dove, alle fratture, aggiunse un ematoma al cranio, che fu, probabilmente, la causa di quei continui stati vertiginosi che gli pregiudicarono un efficace ritorno alle gare. Provò di nuovo a correre, infatti, ma nel '65, come mi disse Gaul, che era suo compagno di squadra nella Lamot Libertas, era fin troppo ovvio vederlo come un ex. Un peccato, perché c'era da scommettere su una suo solco nel ciclismo.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
©2002-2023 Museo del Ciclismo Associazione Culturale ONLUS - C.F.94259220484 - info@museociclismo.it - Tutti i diritti riservati

I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

Preferenze Cookies - Privacy Policy