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Ottorino Benedetti vestì i colori della Rinascita quando aveva già capitalizzato un buon gruzzolo di vittorie, la più ambita: il titolo tricolore a cronometro a squadre (Coppa Italia) quando militava nell'Alax di Meldola, la prima volta di una squadra romagnola. Passò al Pedale Ravennate e, nel 1965 s'inserì nello squadrone della Rinascita trovandosi in buona compagnia con Cavalcanti, Malagutti, Reggi, Pretolani, tutti vincenti. "Turi" era un velocista che sprigionava una potenza esplosiva. Nel "rocchetto" aveva naturalmente tutti i rapporti, ma a ben guardare, quelli più agili erano sempre nuovissimi perché inutilizzati dato che partiva con il 16 x 53 per finire con il 13. Pure in salita pedalava duro anche se si trovava tra i primi e quando, più spesso, si trovava staccato, non si dannava più di tanto. In quell'anno concluse la stagione con due vittorie, tra cui la Coppa Lattanzi ad Ancona; ma nel '66 fu un fuoco di fila: 10 successi e due volte campione emiliano romagnolo a Mirandola, a cronometro a squadre, e a Fiorenzuola, individuale su strada, poi il Gp Cooperazione a Cattolica, il Giro delle Valli Aretine, la premondiale di Vinci, il Trofeo Minardi, il Trofeo Besagna e fu anche azzurro per gare internazionali a Mosca. Passò professionista con la Salamini in cui non ebbe gran fortuna, qualche malanno, ma anche svogliatezza. Fu un atleta gigantesco che nel gruppo era ben visibile perché la sua schiena superava tutti gli altri di una o più spanne. Sempre allegro, sicuro di sè, benvoluto dai compagni di squadra. Purtroppo ci ha lasciato troppo presto.