Luis Ocana Pernia, il campione triste

Per chi scrive, Luis Ocana è stato, nelle sue punte, il corridore spagnolo più forte di tutti i tempi nelle corse a tappe. Certo, anche di Miguel Indurain. Sto parlando di punte, non di carriera complessiva. Un motivo totalizzante e preciso: è l'unico corridore ad aver messo alle corde ed umiliato il grande Eddy Merckx, nel pieno del suo segmento agonistico. L'unico, che ha fatto sentire il belga, immeritevole nel portare quelle insegne di primato che Ocana si era in maniera leggendaria conquistate al suo cospetto e che poi si sciolsero in una caduta non era grave, se non gli fosse finito addosso Joop Zoetemelk. Certo, un anno non fa carriera, ed è poi giusto dire che nelle rivincite fra lo spagnolo ed Eddy, fu sempre quest'ultimo a vincere, ma la sostanza non cambia: i connotati di vertice raggiunti da Luis al Tour del 1971, furono così fulgidi da lasciare ancora oggi, a 35 anni di distanza, a bocca aperta.
Un uomo sfortunato Ocana, con un volto che lasciava intravedere in ogni occasione, anche nel successo, una tristezza di fondo, un peculiare segno di destino avverso. Sembrava soffrisse, sempre. Anche la sua fine tragica, anticipata da un incidente che gli procurò cecità ad un occhio, paiono perfettamente sincronici ad un copione di sfortuna intrisa di fasci di cupe amarezze. Ma lo spagnolo triste, emigrato di fatto in Francia a coltivare il suo vino di qualità, è stato un corridore straordinario, il secondo, limitatamente alle corse a tappe, dopo l'immenso Eddy Merckx, in quell'era stupenda del ciclismo.
La carriera di Luis Ocana ha pochi confronti e basi con la sua terra di nascita e fanciullezza, la Spagna appunto. Ciclisticamente fu più francese, anche nel modo di concepire il rapporto stesso con lo sport. Guardando il suo palmares, emerge un altro dato: pur avendo vinto 110 corse, non ha tradotto in risultanze, anche per la sua siamese sfortuna, tutto quello che la natura, forse per farlo soffrire ulteriormente, gli aveva dato. Il suo curriculum resta comunque di lusso, soprattutto per quelle corse a tappe che racchiudevano l'intero versante dei suoi interessi e per le quali si appassionò al ciclismo. Un bel assortimento di corse, anche se manca quel Tour de France '71. Qui, dopo aver annunciato le sue serie intenzioni di vittoria sul Puy de Dome, dove giunse solo, sviluppò una travolgente offensiva nella tappa di Orcieres Merlette, una frazione, per la sua impresa, da considerarsi una delle perle del grande romanzo ciclistico. L'attacco di Ocana fu devastante: dopo essersi involato accumulando un cospicuo vantaggio sul Col du Noyer, fu capace di aumentare la sua progressione anche nella più difficile salita finale di Orciers, fino a seppellire di minuti gli avversari. Van Impe, secondo, giunse a 5'52" e Merckx, terzo, a 8'42". Nella tappa successiva, pianeggiante, il belga, indomito, non si diede per vinto ed attaccò in partenza, portandosi presso un gruppetto che riuscì a giungere a Marsiglia con 2'12" di vantaggio sul gruppo di Ocana. Ma lo spagnolo si era difeso bene e non mostrò cedimenti. Anche nella cronometro di Albì, Merckx graffiò, ma gli 11" che guadagnò sullo spagnolo, erano poca cosa su un foglio giallo che, quella sera, vedeva ancora Luis con un vantaggio di 7'23". Arrivarono i Pirenei e qui, mentre Josè Manuel Fuente recitava da fuori classifica uno dei suoi acuti, Merckx, non riuscendo a vedere nessun risultato nei suoi attacchi ad Ocana in salita, si scatenò nella discesa del Col de Mente, da percorrere sotto un vero e proprio temporale. Il belga rischiò la vita, ma Luis riuscì a seguirlo, fino ad un punto dove, incredibilmente Merckx, pur sbandando, riuscì fortunatamente a passare, mentre Ocana scivolò.
Si rialzò prontamente, ma gli finì addosso Zoetemelk, finendo per subire delle conseguenze tali da farsi trasportare in ospedale.
Fresco del titolo di campione di Spagna si presentò l'anno successivo per prendersi la rivincita, ma una polmonite lo fece abbandonare, anche se al momento della crisi e della decisione si trovava in ritardo da Merckx. Ma il Tour de France era nel suo DNA e nel ''73, Ocana dominò. I segni del suo dominio recitano: sei tappe vinte e distacchi nali in classifica che lasciavano 15'51" a Thevenet, 17'15" a Fuente, 23'14" a Zoetemelk e 24'57" a Van Impe. Se non era superiorità questa! Altre importanti corse a tappe nel suo palmares sono: Vuelta di Spagna '70, Settimana Catalana '69 e '73, Delfinato '70, '72, '73 e Paesi Baschi '73. Bravo anche a cronometro: dopo il Nazioni fra i dilettanti nel '67 e quello tra i professionisti nel '71, il Trofeo Dicen '69 e '70, il Gran Premio Dissenhofen '71, il Gran Premio di Lugano '71 e il Baracchi con Mortensen nel '71. Ottimi numeri anche dalle gare in salita nonché su circuiti e kermesse. Ocana fu campione di Spagna a cronometro ('68) e in linea ('72), Nel 1973 colse il posto d'onore, dopo Merckx, nel Superprestige Pernod, una specie di campionato mondiale a punti, con logica di classifica migliore di molto rispetto all'odierno Pro Tour.
Conclusa la carriera agonistica nel '77, si dedicò alla sua tenuta nell'Armagnac, continuando quella produzione di vini che aveva iniziato ancora con la carriera ciclistica in corso. Dopo aver superato incidenti stradali che gli crearono pure un'invalidità ad un occhio, ed aver lavorato come commentatore televisivo, nel 1994, si tolse la vita. Sui motivi di quel gesto si potrebbe scrivere tanto, ma il rispetto al campione e, soprattutto, all'uomo Luis Ocana, mi impongono il silenzio. Quando morì, pur essendo un mercsiano, lo piansi. Un grande.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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