Storia di Giacomo Zampieri

Personaggio alquanto caratteristico venne simpaticamente soprannominato "bomba", "bombolo", "panettone", perché piccolo e rotondo. Inizia la carriera ciclistica all'età di 20 anni e dopo alcune gare nel Polesine e nel padovano entra nel vivaio della "E. Colombo" di Solesino, dove matura utili esperienze.
Inizialmente gli sportivi non lo accreditano di alcuna possibilità ed anzi alcuni lo scherniscono per la sua figura tozza, per la divisa, il mezzo di corsa e per la sua modestia; successivamente pero gli riconosceranno "cittadinanza" solesinese per i brillanti successi conseguiti, l'attaccamento ai colori sociali e la simpatia che sa sprigionare. Si presenta a Solesino con una caratteristica bicicletta priva di tubolari che nulla ha di tecnico ed è munita di copertoni rossicci, all'interno dei quali si trovano ritagli di camere d'aria che ne riempiono il vuoto. Il simpatico "Bomba" sembra avere una breve carriera ed invece con una sonante vittoria nel Giro del Polesine, riesce subito a conquistare anche i più increduli. Commosso, fa ritorno a Solesino brandendo con orgoglio l'ambito trofeo; gli sportivi non credono ai loro occhi.
Comincia qui la vera storia del campione che conseguirà importanti successi prima da dilettante e più tardi da professionista e accrescerà sempre più la sua popolarità. Dopo un'importante vittoria per distacco nel 23° Giro del Piave, vince altre importanti corse: il Circuito di Gonzaga, la Coppa Barbieri, la Coppa Caduti di Granze e la Coppa Erma a Dolo.
Colleziona ancora successi e piazzamenti per la società ciclistica "E. Colombo" e poi con la "Toffoli" di Rovigo nelle cui file passa nell'anno 1949, cogliendo una brillante vittoria nel Giro delle Dolomiti. Nell'impegnativa corsa a tappe indossa la maglia bianca di primo nella classifica dalla prima all'ultima tappa, nonostante la presenza dei quotatissimi corridori Roma, Brasola, Barbiero e altri.
Conscio delle proprie possibilità e incoraggiato dagli amici, agli inizi del 1950 passa Indipendente e corre per la Bottecchia, ottenendo subito buoni piazzamenti: 9° alla Milano-Sanremo, 13° al Giro di Toscana, 5° nel Gp Industria e Commercio, 2° nell'impegnativo Giro di Sicilia e ad agosto ottiene una stupenda vittoria nella Coppa Placci. Partecipa inoltre al Giro d'Italia come Indipendente con la maglia della Bottecchia e conclude la corsa soprendentemente al 19° posto dopo aver conquistato un 3° posto nella tappa Arezzo-Perugia.
Gli sportivi italiani lo ricordano come una figura caratteristica del Giro per la statura molto bassa e per il suo viso rotondo. Riferiscono i quotidiani sportivi che al Giro nazionali sono accaduti fatti curiosi: lui, piccolo e paffuto, viene confuso dai giudici di gara con il compagno di squadra Roma, atleta alto e snello, per ben due volte su ordini d'arrivo; Giacomino si dispera fino ad arrivare alle lacrime. Il piccolo, piccolissimo ciclista, è un ottimo scalatore: non è un fuoriclasse della montagna, ma sa ben difendersi e il suo nome figura spesso nei quotidiani sportivi.
Nel 1951 difende i colori della "Toffoli" di Montevarchi e della "Arbos"; con quest'ultima il 1° settembre coglie una significativa vittoria nella tappa del Giro delle Dolomiti ad Auronzo e il giorno seguente si impone nella classifica finale precedendo Roma e Zampini.
Nel 1952 corre per la "Vicini" e l'8 maggio vince il Gran Premio Massaua Fossati sul traguardo di Grosseto, staccando gli assi Bartali e Coppi di sei minuti. Al Giro d'Italia ingaggia una dura lotta con Zampini per il primato della maglia bianca che prevede l'assegnazione della palma di capofila degli Indipendenti al vincitore. Dopo quella rosa è la maglia più importante tra quelle in palio. I maggiori quotidiani sportivi la reputano di grande prestigio e la pongono in massimo rilievo, pubblicando foto e interviste con i protagonisti della lotta. Zampini prevale di stretta misura solo nel finale.
Nel 1953 corre per la "SC Toffoli" senza vittorie e l'anno successivo si trasferisce alla "Bartali" agli ordini del vecchio "leone". Da Indipendente l'8 agosto coglie il successo nel Circuito di Ariano Polesine e si classifica al 2° posto a Maerne di Martellago. Bartali è ormai al tramonto e nel 1955 abbandona l'attività agonistica, quindi si ritrova alla ricerca di uno sponsor, come gli è capitato altre volte. Ma non si scoraggia e fa corsa individuale impegnandosi allo spasimo per dimostrare che è atleta ancora valido.
Nel 1955 ottiene due importanti vittorie (le ultime): il 23 aprile la tappa di Ragusa del Giro di Sicilia e l'8 maggio 1955 si impone per distacco a Vallemosso nella Gran Coppa Vallestrona, seconda prova del Campionato Indipendenti.
Corre fino al 1962 come individuale e trova sempre la voglia di battersi e la forza per superare le quotidiane difficoltà che un corridore nella sua situazione deve suo malgrado affrontare.
©2002-2023 Museo del Ciclismo Associazione Culturale ONLUS - C.F.94259220484 - info@museociclismo.it - Tutti i diritti riservati

I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

Preferenze Cookies - Privacy Policy