Storia di Pietro Zoppas

Passato professionista nel 1960 con la San Pellegrino, Zoppas fece l'impresa più importante da professionista ottenendo una storica vittoria di tappa al Giro d'Italia del 1964. Era quella infatti la tappa più lunga del Giro: la Feltre-Marina di Ravenna, di km 330. Quell'anno le tappe venivano riprese per la prima volta, in via sperimentale dalla Tv, negli ultimi chilometri da telecamere mobili. Al microfono di Adriano De Zan Pietro dichiarò raggiante essere quello il giorno più bello della sua vita e di dedicare la vittoria al Pedale Ravennate, società in cui aveva militato da dilettante. La sua grande gioia era motivata anche dal fatto che prima della partenza il suo patron, Cimarrosti, aveva minacciato di ritirare la squadra se un suo corridore non avesse vinto la tappa... .
Zoppas fu per i suoi capitani, come l'abruzzese Vito Taccone, un importante punto di riferimento. Se la vita del gregario è difficile, immaginate cosa doveva significare collaborare con Taccone, con il suo carattere difficile. Durante il Giro di Lombardia del 1961 Taccone, in difficoltà, voleva ritirasi. Con l'aiuto di Zoppas riuscì invece a superare la crisi e vinse. Nelle dichiarazioni fatte a caldo ai giornalisti, ringraziò l'infaticabile gregario per il determinante ruolo avuto nella vittoria e gli promise la metà del premio (lire 300.000, una bella somma a quei tempi). Ma Pietro non vide una lira... .
Dopo la stagione 1966, disputata con la maglia Vittadello, Pietro abbandonò l'attività agonistica all'età di 32 anni.
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