Storia di Giovanni Brunero
Nel Canavese, a San Maurizio, era nato il 4 ottobre 1895 il vincitore di tre Giri d'Italia. Dopo esser rimasto parecchi anni nelle file dei dilettanti, il piemontese passò tra i professionisti nel 1920, in occasione di una famosa Milano-Sanremo in cui seppe classificarsi quinto. Vinse Belloni, in volata, davanti a gente come Pelissier H., Girardengo e Azzini. Dopo un settimo posto nella Milano-Torino, vinceva il titolo italiano junior e il Giro dell'Emilia. Sull'aspra salita della Masera staccava progressivamente Belloni, Petiva e Girardengo, arrivando a Bologna con otto minuti di vantaggio sul Campionissimo.
Nel Giro d'Italia dovette ritirarsi per decisione della Legnano, la casa che sempre lo ebbe nelle sue file. A fine stagione, un bel secondo posto nel Giro di Lombardia. Nella stagione d'esordio quindi dimostrò subito quanto grandi fossero le sue doti di scalatore e fin dall'inizio ebbe un grande numero di tifosi.
La sua carriera fu ricca di vittorie, ma queste potevano essere molte di più se, oltre che grande scalatore e tenace passista, fosse stato anche veloce nello sprint e un pò più ardito nella concezione dei suoi piani tattici.
In effetti ebbe molto timore riverenziale per Girardengo, il dominatore.
Non fu mai campione italiano, ma ottenne brillanti piazzamenti: terzo nel 1920, secondo nel 1921, terzo nel 1922, secondo nel 1923, terzo nel 1926. Nel 1924 rasentò una grande affermazione al Tour de France: alla penultima tappa era terzo dietro Bottecchia e a poco dal lussemburghese Frantz, ma una foruncolosi lo costrinse al ritiro.
Morì a Cirié il 23 novembre 1934, stroncato da un male implacabile che da parecchi anni lo minava. Rimane nella storia del nostro ciclismo come uno dei più grandi campioni.
Nel Giro d'Italia dovette ritirarsi per decisione della Legnano, la casa che sempre lo ebbe nelle sue file. A fine stagione, un bel secondo posto nel Giro di Lombardia. Nella stagione d'esordio quindi dimostrò subito quanto grandi fossero le sue doti di scalatore e fin dall'inizio ebbe un grande numero di tifosi.
La sua carriera fu ricca di vittorie, ma queste potevano essere molte di più se, oltre che grande scalatore e tenace passista, fosse stato anche veloce nello sprint e un pò più ardito nella concezione dei suoi piani tattici.
In effetti ebbe molto timore riverenziale per Girardengo, il dominatore.
Non fu mai campione italiano, ma ottenne brillanti piazzamenti: terzo nel 1920, secondo nel 1921, terzo nel 1922, secondo nel 1923, terzo nel 1926. Nel 1924 rasentò una grande affermazione al Tour de France: alla penultima tappa era terzo dietro Bottecchia e a poco dal lussemburghese Frantz, ma una foruncolosi lo costrinse al ritiro.
Morì a Cirié il 23 novembre 1934, stroncato da un male implacabile che da parecchi anni lo minava. Rimane nella storia del nostro ciclismo come uno dei più grandi campioni.
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