Storia di Mario Cipriani

Di estrazione contadina, con in famiglia quattro sorelle ed un fratello, è stato
probabilmente il miglior corridore toscano nella prima metà degli anni '30 quando (a cavallo di tre categorie: dilettanti, indipendenti e professionisti) conquistò una ventina di successi tra cui due "Giri di Toscana".
Nella decennale carriera le prestazioni più belle sono quelle interpretate in condizioni climatiche particolari, freddo, pioggia e fango che esaltavano le qualità del possente corridore pratese.
Atleta possente ma capace di destreggiarsi bene anche in salita, ebbe nel 1934 ("secondo solo a Guerra" il commento dei tecnici entusiasti) la sua annata migliore, in particolare nel mese di aprile ottenne risultati di alto livello: 2° nel Giro di Campania e 1° nella Milano-Torino e nel Giro di Toscana.
Chiuse la stagione con un 2° posto nel Giro di Lombardia che gli valse la piazza d'onore nel campionato italiano. La straordinaria verve di quel momento proseguì anche nel 1935 dove fu protagonista nella Milano-Sanremo arrivando terzo ripreso sul filo del traguardo da Olmo e Guerra. Disputa anche un ottimo Giro d'Italia concluso in 12° posizione ed il 3° posto nel G.P. della Montagna.
Intrapreso con belle speranze il Tour del 1935, ebbe la soddisfazione di concludere al sesto posto la prima tappa. Nella seconda, però, per effetto del guasto meccanico subito dal capitano Martano, Cipriani e il compagno di squadra Macchi, ebbero l'ordine di passargli la ruota. Rifiutatisi, furono squalificati per sei mesi dalla federazione per "comportamento antinazionale".
Nel 1936 perse l'occasione di fare il tris al Giro di Toscana; si presentò all'arrivo solo con Cazzulani alla ruota, sopravvalutando le proprie possibilità di vittoria iniziò la volata da lontano porgendo la vittoria all'avversario su un piatto d'argento.
Il corridore pratese che da ragazzino faceva il cenciaiolo e aveva cominciato a correre, contro il parere dei genitori, con una bici da passeggio da lui riadattata, spronato dalle esigenze e con grande spirito di iniziativa aveva aperto un negozio di bici che ancora stava correndo.
Nel 1941, cessata l'attività agonistica, memore dei trascorsi giovanili, intraprese la professione di impannatore e proprio per svolgere questo nuovo impegno si trovata a Ferrara quel 10 giugno 1944 quando morì nel corso di un bombardamento aereo.
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