Storia di Adalino Mealli

E' stato il primo corridore della grande dinastia Mealli di Malva. Inizia a correre all'età di 21 anni nella categoria dilettanti vincendo subito sei gare. Considerato passista-scalatore faceva della salita il suo punto di forza per mettere in crisi i propri avversari. Memorabili le sue sfide che lo vedeva opposto a Gino Bartali in particolare da dilettante. Sempre da dilettante è stato due volte azzurro e per due volte ha corso il Campionato del Mondo ('32 e '33). Nel 1934 passa professionista e, prima della seconda guerra mondiale, ha corso sette giri d'italia ottenendo ottimi risultati, anche in considerazione del fatto che il suo era un lavoro di gregariato. Nel Giro del 1936 vinto da Bartali,. Adalino ottenne un'onorevole quarta piazza in classifica generale, mentre nel 1937 arrivò 11° e 10° nel 1938. Ha ottenuto anche due successi di tappa nel Giro della Svizzrera del 1934 vinto da Camuso; sono queste le uniche sue vittorie da professionista. Il secondo conflitto mondiale ha sicuramente interrotto la sua carriera proprio quando era nel pieno della sua esperienza professionale. Nel 1946 rientra alle competizioni come indipendente ma termina la carriera dopo una brutta caduta in una gara a Ponte Felcino (Pg) con rottura di tibia e perone. Forte della sua esperienza apre un negozio di biciclette e dedica il suo tempo libero ad insegnare l'arte del ciclismo al nipote Marcello che proprio in quell'anno vinse il Campionato Italiano Allievi. Diventa meccanico e consigliere di Valerio Bonini, che di li a poco passerà professionista, dedicandosi inoltre con passione all'insegnamento del ciclismo a suo figlio Moreno e a suo nipote Bruno Mealli, insomma diventa un punto di riferimento per l'intera zona. Muore nella sua Malva nel gennaio 2001 ma fino agli ultimi giorni della sua vita usciva in bicicletta a dimostrazione della fibra eccezionale di un uomo che ha lasciato un buon ricordo di se, ma soprattutto ha lasciato tanta esperienza di vita, come esempio da imitare per tutti, ciclisti e non.
Articolo inviato da: Paolo Mannini (Firenze)
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