Storia di Wilmo Francioni

Wilmo Francioni è nato a Empoli (FI) l'8 novembre 1948. Passista veloce, alto 1,75 m. per 60 kg, è stato professionista dal 1970 al 1978 con 13 vittorie. Un corridore che non era alto eppure, così filiforme e con un collo lunghissimo, che ti spingeva a chiamarlo appunto "Collo lungo".
Wilmo fu portato al professionismo da Alfredo Martini, quando il guru del ciclismo italiano costruì la Ferretti, una squadra tra le più belle del periodo. Era stato un buon dilettante l'allora ventiduenne Francioni, soprattutto uno che non aveva speso tutto nella categoria che non fa ciclismo, ma solo anticamera. Un primo anno, il 1970, di rodaggio, con un 3° posto nella Roma-Tarquinia ed una conclusione del Giro al 74° posto e, poi un '71 sugli scudi, per il ciclismo di quei tempi. Vinse una gran gara quale era allora il Trofeo Matteotti, fece sia il Giro che il Tour, corsi e finiti entrambi al 64° posto con un paio di podi di tappa e tanto lavoro per i compagni, nonché significativi terze piazze alla "Bernocchi" e nell'oggi defunto GP di Montelupo. Fu poi selezionato in azzurro per i Mondiali di Mendrisio, che chiuse al 31° posto. Davvero non male per un ragazzo che consumò tutta quella stagione a 22 anni. Nel '72 migliorò tantissimo, diventando un evidente anche a chi sbirciava ogni tanto le pagine ciclistiche. Vinse il Trofeo Laigueglia, due tappe del Giro d'Italia nel '72, a Foggia e Savona (terminò la "Corsa Rosa" 66°) ed i Circuito doi Cecina e di Fucecchio. Tantissimi i podi: 2° al "Camaiore" e al "Montelupo"; 3° nella "Bernocchi", al "Romagna", al "Cougnet". Fu poi 5° nella "Sabatini", 7° nei "Tricolori" e 8° nella "Placci". Si ritirò dopo aver fatto il suo lavoro ai Mondiali di Gap, quelli di Bitossi e Basso. Nel '73, passò alla GBC e fu protagonista, o meglio, vincitore morale, della "Sanremo". Qui andò in fuga nel finale con Roger De Vlaeminck, conducendo l'iniziativa praticamente da solo, e fu poi beffato nella volata a due. Il risultato così avverso, generò un impatto molto forte sulla mente di Wilmo che, un po' per vari acciacchi, nell'anno, colse solo un altro piazzamento a Montelupo, 3° e non concluse nemmeno il Giro d'Italia. Nel '74 passò alla Sammontana, ritrovando Alfredo Martini, ma Wilmo stentò a riprendersi. Ciononostante vinse la Coppa Sabatini ed i Circuiti di Altopascio e di Valvasone, finì 2° nella Sassari Cagliari e 8° ai Tricolori. Chiuse 66° il Giro d'Italia. Nel '75, stagione corsa in seno alla Magniflex, confermò lo smarrimento: nessuna vittoria, fu 3° al "Montelupo", 6° agli Italiani, 47° alla Vuelta di Spagna e 63° al Giro. Idem nel '76, dove fu 2° nella tappa di Porretta Terme al Giro (chiuso 43°) e 3° nella Coppa Sabatini, poi solo grigiore. Nel '77, senza acciacchi e, forse come reazione, alle voci di un suo prossimo ritiro, Wilmo tornò quello che si conosceva. In primavera corse la sua seconda Vuelta di Spagna che chiuse 36°, esplose poi al Giro d'Italia, dove vinse le tappe di San Giacomo Roburente e di Varese, fu 2° in quella di Isernia e 3° a Santa Margherita Ligure, chiudendo la Corsa Rosa a Milano, con un significativo 10° posto finale. In estate rivinse il Trofeo Matteotti e fece suo il Circuito do Briscolla. Fu azzurro ai Mondiali di San Cristobal dove finito il suo lavoro, si ritirò. Con animo sereno e sempre in maglia Magniflex, si preparò alla stagione '78, ma non si presentò al via. Un'epatite virale lo aveva debilitato al punto di spingerlo a porre fine alla carriera a soli 29 anni. Entrò poi a lavorare in una fabbrica di pellami ed ebbe due figli.
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