Storia di Bruno Busso

Originario della Valle d'Aosta, Bruno Busso, dopo aver fatto il militare nel 1° Reggimento artiglieria di montagna, aprì un'attività artigiana a Milano; Bruno e il fratello facevano gli stuccatori e avevano una quindicina di operai alle loro dipendenze. Questa attività gli lasciava parecchio tempo libero e Bruno ne approfittava per andare in bicicletta. Era anche un provetto sciatore e, quando poteva, nei mesi invernali raggiungeva le sue vallate per cimentarsi sulle piste da sci.
Non più giovanissimo esordì tra i professionisti con la Europhon. E' il 1961 e il trentenne Bruno Busso corre a fianco dei più importanti nomi del ciclismo nazionale. Il 18 giugno prende il via al Giro del Piemonte e quando la corsa transita nei pressi della frazione Colombaro, vicino a San Sebastiano Pò, si accascia ai bordi della strada vittima di una crisi paurosa. Viene prontamente soccorso da alcuni sportivi che lo trasportano all'ospedale di Chivasso. I medici non riescono ad individuare con precisione le cause del malore; Bruno accusa acuta insufficienza cardiaca, caduta di pressione, dispnea intensa. Il suo stato comatoso non lascia molte speranze. Nella notte, poco dopo le 3, dopo un paio di collassi, il cuore non regge più e il povero ragazzo muore.
Bruno lascia la moglie Rosy, originaria di Brescia, e un figlio maschio di appena due anni.
In seguito alle dichiarazioni del giovane fratello Arturo, che lo aveva accompagnato a Milano, e di alcuni testimoni dell'accaduto, in molti associarono questo decesso all'eccessivo uso di sostanze dopanti, ma la lavanda gastrica non evidenziò niente e confermò purtroppo l'ennesimo collasso.
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