Ernesto Bisacchi

Nato a Cesenatico il primo gennaio 1952. Passista veloce alto 1,80 per 81 kg.
Cresciuto nel Gruppo Sportivo Riviera del mitico Pio Paganelli, persona che per molti ragazzi è stato come un secondo padre, Ernesto, va annoverato fra i migliori stradisti emiliano-romagnoli degli anni settanta, per le sue gran doti sul passo, l'ottima volata in progressione e la discreta tenuta sulle salite non da grimpeur. Alla luce delle sue risultanze, anche su quella pista che gli ha dato tanto azzurro assoluto, nonché di quella integrità fisica dimostrata dal non essersi mai spremuto come sovente è avvenuto nella storia del movimento dilettantistico italiano, c'è da chiedersi perché non sia passato fra i professionisti. Forse era troppo schietto, e la schiettezza (anche ai suoi tempi) non è mai stata facile all'integrazione col mondo del ciclismo. Per giunta il suo essere così diretto, gli toglieva anche quel rivolo di ipocrisia che gli avrebbe permesso di mostrarsi "più politico" e intenerire così l'ambiente professionistico. Resta il fatto che non passò, ma il suo ruolino è stato assai degno. Dopo la brillante esperienza giovanile col G.S. Riviera di Paganelli, è "emigrato" da dilettante in Toscana, dove è rimasto per tre anni, dal 1971 al 1973: i primi due alla Casabella di Perignano, ed il terzo alla Mobilieri di Ponsacco. Poi, un ritorno a casa, nel '74, al sodalizio di Pio, indi nuovamente fuori regione per due stagioni, le ultime, alla pesarese NI.TE.BA. Tra i suoi successi sull'asfalto, i più importanti sono stati il Trofeo Vasco Jacoponi '71, il GP Vivaisti Cenaiesi '74, la prestigiosa Coppa Mobilio di Ponsacco e il GP Pisignano (sul britannico Phil Edwards che 15 giorni dopo diverrà, e per anni, il grande gregario di Moser) nel 1975. Bisacchi però, è entrato nella storia del ciclismo di Romagna, per le prestazioni su pista. Dai titoli regionali, ai podi nazionali nell'inseguimento, è poi divenuto punto fisso della maglia azzurra. Ha partecipato ai Campionati del Mondo nell'Inseguimento a Squadre, dove era considerato da tutti come il fulcro equilibratore del quartetto, giungendo 6° nel 1974 e 4° nel '75, anno in cui, nella citata specialità, vinse l'Oro ai Giochi del Mediterraneo. Negli stessi Giochi, vi aggiunse l'argento nella prova individuale. Il suo canto del cigno però, non avvenne su pista, bensì su strada, ma sempre in azzurro. Selezionato per la famosa Corsa della Pace (Praga-Varsavia-Berlino), fu nel complesso di quella grande corsa il migliore della Nazionale italiana e, nell'ultima tappa, la più prestigiosa, che da Magdeburgo si concludeva sul velodromo di Berlino, lunga 163 km percorsi ad oltre 41 di media, fu un grande protagonista, sicuramente il più evidente di frazione. Andò in fuga con quattro formidabili atleti, tutti "professionisti di stato", fra i quali l'ex iridato Kovalski, ma il loro affondo, nonostante l'andatura, non arrivò mai ad un vantaggio rassicurante. Inoltre, Bisacchi, si trovò a combattere con un sesto avversario, il più fastidioso e decisivo: la sfortuna. Forò e nonostante il gran ritmo, dopo una manciata di chilometri, riuscì a rientrare. Forò poi una seconda volta e con un'azione strepitosa, riuscì a rientrare nuovamente a pochi passi dal velodromo di Berlino zeppo di gente (come del resto le strade incontrate), con lo sprint decisivo già in fase di lancio. Entrò nell'impianto al quinto posto, ma la fatica e la posizione d'entrata, gli impedirono di giocarsi la vittoria. Rimontò il sovietico Gusiatnikow e per una gomma non gli riuscì di passare anche l'altro sovietico Tichonow, chiudendo così 4°. Il gruppo arrivò a soli 5". Bèh.... anche da lì si doveva capire quanto il ventiquattrenne di Cesenatico, meritasse il professionismo. Invece, tornato in Italia, per vecchi dissidi coi vertici azzurri, rifiutò di fatto la possibilità di giocarsi le carte per Montreal '76, ed a fine stagione pose la bicicletta al chiodo, per fare l'idraulico.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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