Giovanni Gerbi: nel 1908 ancora il migliore dopo la squalifica

La stagione comincia senza lo squalificato Gerbi, che nel frattempo continua ad allenarsi come se dovesse tornare alle competizioni da un momento all'altro. Grazie ad un non trascurabile movimento d'opinione pubblica a suo favore, l'UVI decide di riaprire il suo caso nel congresso di Firenze tenutosi a marzo. Dopo un acceso dibattito la squalifica viene ridotta definitivamente a sei mesi: il Diavolo Rosso potrà tornare alle corse il 17 giugno 1908. Proprio il giorno dopo il termine della squalifica si corre l'ottava edizione della Corsa Nazionale e Gerbi ha una gran voglia di dimostrare nuovamente a tutti la sua superiorità: anche se con un pò di fortuna Gerbi stacca tutti e vince. La sua voglia di rivalsa è talmente forte che inizia a gareggiare di continuo, quasi ogni giorno, soprattutto su pista dove dimostra ripetutamente la sua classe. In una riunione al Velodromo Umberto di Torino accetta addirittura di essere accoppiato all'acerrimo rivale Cuniolo insieme al quale sconfigge Ganna e Danesi: questa vittoria dei piemontesi contro i lombardi è il miglior prologo al Giro del Piemonte del 28 giugno. La vittoria in quest'ultima gara convince Gerbi, che si sente in grande forma, a ritentare l'avventura del Tour. Fin dalle prime tappe è costantemente in ritardo e capisce di non poter lottare neppure stavolta per le prime posizioni in una corsa che non sembra adattarsi alle sue caratteristiche. Nella frazione di Nizza finalmente Gerbi esce dall'anonimato e si riscatta: lotta accanitamente, si mantiene nelle prime posizioni, conduce il gruppo anche in salita e ad una ventina di km dalla conclusione si trova nel gruppo di testa. Improvvisamente un'automobile sorpassa i fuggitivi, alzando un'impressionante polverone e Gerbi, con la consueta astuzia, ne approfitta subito. Allunga nella scia dell'automobile, protetto dal polverone guadagna qualche centinaio di metri e quando i francesi si accorgono della sua fuga è troppo tardi. Il Diavolo Rosso sembra avere la vittoria in pugno ma alla periferia di Nizza si presentano in mezzo di strada le rotaie del tram; Gerbi ha una piccola esitazione e la ruota posteriore della bicicletta va ad incastrarsi in una rotaia, spezzandosi. Gerbi cade e si dispera, tra mille bestemmie prende in spalla la bicicletta e comincia a correre verso il vicino arrivo, sperando di conservare un pur minino vantaggio. Il suo margine è però risicato e gli inseguitori lo superano relegandolo al settimo posto: Gerbi taglia il traguardo a piedi, ansimante, sanguinante, con la maglia strappata, con la bici in spalla e la sua delusione è immensa. Il Diavolo Rosso però non si arrende e già nella tappa successiva, con arrivo a Nimes, torna all'attacco. E' sempre con i primi e nel finale si trova in testa con Petit-Breton che però si impone agevolmente in volata relegandolo ad un 2° posto che rappresenta per lui un'ulteriore beffa. Nelle frazioni successive Gerbi non riesce più ad emergere e nella classifica finale (a punti) termina 20°, con 246 punti, a ben 210 punti dal vincitore Petit-Breton.
Tornato in Italia dopo la non felicissima avventura al Tour, Gerbi si rituffa con la solita determinazione nelle corse di casa dove rimane sempre tra i migliori protagonisti. Il 16 agosto disputa la Coppa Savona dove si deve accontentare di un terzo posto dopo essere stato anche in testa da solo. Si prende però una bella rivincita nel Campionato Piemontese a fine mese costringendo alla resa tutti gli avversari meno il sorprendente Mario Pesce che batte in volata. Gerbi si concede adesso un pò di riposo per cominciare poi a preparare la Roma-Napoli-Roma che stavolta si disputa in due tappe. Per Gerbi è un trionfo: vince entrambe le tappe, Roma-Napoli e Napoli-Roma, e la classifica finale. A fine stagione prende il via al Giro di Lombardia e, nonostante accusi la fatica e lo stress di una stagione breve ma intensa, alla fine ottiene un discreto 3° posto dietro Faber e Ganna. Si chiude così il 1908 con 5 vittorie in poco più di tre mesi, la delusione al Tour e qualche segno di cedimento per un atleta da 6 stagioni al vertice del ciclismo italiano ma comunque ancora in grado di riservare grandi soddisfazioni ai suoi numerosi ed appassionati tifosi.
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