Giuseppe Marcoccia

Nato a Ceprano (FR) il 09.02.1929. Deceduto nel 1970 in Canada. Professionista nel 1955. 1 vittoria
Un buon corridore, che ebbe sportivamente la sfortuna di vivere il suo segmento agonistico in un'epoca dove i capitani erano tali, le corse erano poche, la miseria attorno allo sport era ancora imperante e imponeva di guadagnare almeno il pane quotidiano. E se nell'intorno dell'atleta, non c'era una famiglia in qualche modo attrezzata, per consentirgli di vivere pienamente la disciplina scelta, erano davvero dolori.
Giuseppe Marcoccia mosse le prime pedalate nell'Unione Ciclistica Frosinone passando poi dilettante, nel 1949, alla Polisportiva Indomita. La sua tangibilità agonistica segnò presto marcati livelli e il 16 luglio del 1950, seppe vincere fra indipendenti e qualche professionista, a soli 20 anni, il Circuito Valle del Liri, corsa già giunta al ruolo di classica per quella fascia di corridori che ambivano a recitare un ruolo nel ciclismo. Divenne così uno dei corridori più in vista fra i "puri" agli inizi egli anni Cinquanta. Nel 1953 passò Società Sportiva Lazio, cogliendo importanti successi come il G.P Anagni, G.P. Ferentino, G.P. di Tarquinia. Furono otto le corse conquistate nel 1953. Sempre alla ricerca del pane, anche se ancor dilettante, cercò, passando nel '54 all'Associazione Sportiva Roma, una maggiore possibilità di correre fra indipendenti e professionisti, e colse nel segno perché agli inizi di settembre la professionistica Arbos gli consentì il passaggio nel ciclismo più importante e Giuseppe li ripagò vincendo una tappa e la Classifica Finale del Giro dell'Umbria, fu protagonista al Giro di Puglia e Lucania, dove chiuse 12° e finì 31°, a pari merito, il Lombardia. Nel 1955, sempre con l'Arbos, non partì molto bene, ma quando sembrava in crescita gli giunse la mazzata della non selezione per il Giro d'Italia. Capì che se voleva vivere col ciclismo doveva investire tempo e pensare poco al futuro. Con l'Arbos, a giugno, partecipò alla Vuelta delle Asturie, in Spagna, e lì vinse la tappa di Oviedo, in solitudine, dopo aver staccato Bahamontes (che poi vincerà la Vuelta). Fu proprio la trasferta in Spagna, a fargli pensare definitivamente al mestiere e al futuro. Staccò la licenza anche nel '56, da isolato, ma non corse mai. Emigrò poi in Canada, dove morì a solo 40 anni.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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