Cees Bal

Nato a Kwadendamme (Olanda) il 21 novembre 1951. Completo. Professionista dal 1972 al 1979 con 25 vittorie.
Un talento tra i più evidenti dell'intera storia del ciclismo olandese. Uno, che se non è arrivato a conquistare ciò per il quale era nato, lo deve solo a se stesso, perché s'è lasciato andare alla bella vita e che, comunque, è stato onesto nel non prolungare ulteriormente una permanenza nel pedale che l'avrebbe visto.....raccattare lo stipendio. Dopo aver vinto da dilettante, senza correre troppo tra l'altro, col piglio di quelli che posson diventare fuoriclasse, oltre venti corse fra le quali diverse internazionali di prestigio, passò professionista a settembre 1972, non ancora 21enne, in seno alla francese Gan-Mercier. Nel 1973 il suo crescendo mostrò tangibilità con belle e significative vittorie. Poi, nel 1974, la formazione divenne ...molto olandese, acquisendo un capitano come Joop Zoetemelk (l'altro leader era il vecchio francese Raymond Poulidor) e altri due fortissimi tulipani, quali Gerrie Knetemann e Gerard Vianen. Bal, che quando sentiva di avere gamba, pur non dedicandosi al ciclismo anima e corpo, voleva vincere e poco accettava di vedersi imposto un capitano, arrivò progressivamente in rotta di collisione con le gerarchie della squadra, ed in particolare con Zoetemelk. Al connazionale che viveva in Francia, infatti, il giovanissimo tulipano, fu costretto a cedere una Settimana Catalana che vedeva già sua, al cospetto dei migliori al mondo, Merckx in testa.
Per evitare dissapori e disagi con Bal, la Gan Mercier, assicurò a costui che al Giro delle Fiandre di due giorni dopo la corsa catalana egli avrebbe potuto fare la sua corsa e sarebbe stato protetto dai compagni. E così fu, tanto è vero che il peperino Cees, dopo una corsa consumata col coltello fra i denti da un cast superbo, a cinque chilometri dal termine, sparò le sue cartucce. Lo fece col piglio del grande finisseur e per i big mondiali fu notte fonda. Una vittoria davvero incredibile quella colta dal 22enne di Kwadendamm! A 22 e 4 mesi aveva così iscritto il suo nome nella classicissima della sua lingua. Due settimane dopo però, nel corso dell'Amstel Gold Race cadde e si fratturò una caviglia.
La lunga convalescenza scatenò in Bal quella sua poca disponibilità verso i doveri del ciclismo. Quando riprese, a confondere le acque nel suo fragile equilibrio, ci si mise, paradossalmente, la vittoria nel Tour de l'Aude, che aumentò in lui l'intrinseca convinzione di poter raggiungere un primario livello nello sport, anche continuando il trend di giovanissimo playboy con tanto di orari poco ortodossi. Dato per caso difficile a fine anno s'accasò alla Molteni di Eddy Merckx (che per lui stravedeva), ma ormai la china di Bal era quella di andare a coda di topo verso un anticipato abbandono del mestiere di corridore in bicicletta. Il suo canto del cigno nel 1979, quando vinse la 18esima tappa della Vuelta di Spagna. Alla fine di quell'anno, a soli 28 anni, i suoi occhi azzurri ed il ciuffo biondo, si destinarono ufficialmente al di fuori dello sport. Divenne assistente sociale e poi manager di uno di più lussuosi impianti di campi da golf d'Europa, a Goes, sulle rive della Schelda orientale. Ma nonostante l'impegno fra mazze e buche, ha creato spazio anche al ritorno nelle vicinanze e nello svolgimento di quel ciclismo che l'avrebbe potuto eleggere un Raas...... prima di Jan Raas.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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