Eberardo Pavesi

Nato a Colturano il 2 novenbre 1883, deceduto a Milano l'11 novembre 1974. Passista scalatore. Professionista dal 1904 al 1919 con 15 vittorie. Grande figura del ciclismo eroico, nonché personaggio di grande popolarità nell'intera storia ciclistica italiana, per essere riuscito ad unire entrambi i versanti possibili, quello di corridore e di direttore sportivo. Già perché Pavesi, divenne nel dopo carriera l'immagine vincente della Legnano e dei grandi campioni che hanno indossato e fatto brillare la mitica maglia verde-oliva. Incredibile il suo ruolino al Giro d'Italia, che lo vide partente in bicicletta prima e sull'ammiraglia poi, per le prime 49 edizioni, dal 1909 al 1966, ovvero fino a quando la Legnano allestì una squadra professionistica. Alla grande "corsa rosa" s'era legato da subito, per protagonismo e tangibilità: vinse l'edizione del 1912, disputata a squadre, con Galetti e Micheletto, difendendo i colori dell'Atala; si ritirò nella prima edizione del 1909 per una caduta impossibile da assorbire, si piazzò 2° nel 1910, fu 8° nel 1911, ancora 2° nel 1913 e si ritirò infine nel 1914.
Tangibile come atleta anche per vittorie di peso iniziate già all'anno di esordio fra i professionisti, il 1904, quando conquistò il Giro del Lario e la Pavia-Bologna. Nel 1905 dominò la "XX Settembre" (nella foto accanto dopo la trionfale conclusione), infliggendo alla meteora romana, il diciassettenne Giulio Modesti, secondo, un distacco di quasi un quarto d'ora e all'altro romano Jacobini, 29'. Sempre nel 1905 vinse il Circuito di Brescia. Nell'anno successivo, pur piazzandosi tantissimo (costante della sua carriera) vinse solo il Circuito di Brescia, ma nel 1907 trionfò nella Milano-Bergamo-Milano e fu il primo italiano al Tour de France, dove chiuse 6°.
Dopo un 1908 sfortunato, ritornò a ruggire nell'anno della prima "Corsa Rosa", vincendo il Giro dell'Emilia e finendo 2° nella Roma-Napoli-Roma. Ottimo il suo 1910, quando, alle vittorie in due tappe del Giro d'Italia e il 2° posto finale, unì il successo in una frazione della "Ai mari, ai laghi, ai monti", chiusa 2°, medesimo piazzamento che poi colse alla Genova Nizza. Fu poi 3° nel Campionato Italiano. Nel 1911 e 1912, non tagliò mai primo il traguardo, ma vinse la 4° edizione del Giro d'Italia, l'unica nella storia riservata alle Squadre. Molto positivo il 1913, quando conquistò due tappe del Giro d'Italia e chiuse ancora una volta 2°, mentre l'anno successivo, stabilì per due volte il Record Italiano dell'Ora: la prima volta sul velodromo di Pavia, con 40,562 kmh e la seconda, al velodromo del Sempione di Milano, con 40,856 kmh.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, tornò in sella ancora per un paio di stagioni, nel 1918 e 1919, cogliendo un bel secondo posto al Giro dei Tre Mari nel 1919. Appesa la bicicletta al chiodo, passò subito sull'ammiraglia, prima alla Bianchi e, poi, nel '21, alla Legnano, creando qui una leggenda. Ai suoi ordini sono passati, fra gli altri: Brunero, Aimo, Binda, Linari, Belloni, Girardengo, Bartali, Favalli, Coppi, Ronconi, Leoni, Ricci, Albani, Petrucci, Minardi, Baldini, Nencini, Pambianco, Defilippis, Massignan, Battistini e Durante. Lo chiamarono "Avvocat", per come seppe difendere la categoria per una vecchia questione di premi e per la sua scaltrezza.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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