Harry Steevens

Nato a Elsloo (Olanda) il 27 aprile 1945. Passista. Professionista dal 1966 al 1972 con 38 vittorie.
Con Harry, all'anagrafe Henri e per tutti Harrie, la famiglia Steevens, che già aveva dato al ciclismo i solo discreti Henk e Leo, finalmente trovò il proprio campioncino.
Ottimo dilettante, tra l'altro pure molto precoce. A diciannove anni partecipò alla prova su strada delle Olimpiadi di Tokyo. Negli anni successivi, si confermò un "puro" di vertice, affermandosi su prove di carattere internazionale, fino a sfiorare l'iride nella "Cento chilometri a squadre" nel 1966.
Passato al professionismo tre settimane dopo la rassegna iridata, il 18 settembre, fece in tempo a vincere il Criterium di Ossendrecht, prima di trascorrere l'inverno a correre le Sei Giorni.
Il colpo di pedale proveniente dalla pista, gli fu utile nella primavera del '67, dove s'affermò in 7 kermesse, prima di giungere terzo nell'Amstel Gold Race.
Il resto dell'anno non gli portò successi, ma tanti piazzamenti. Nella stagione successiva i suoi migliori acuti, grazie alle vittorie, fra le undici complessive, nella Paris-Camembert, nel Tour del Nord a tappe (dove vinse pure una frazione), nel GP Willem II, nel Giro delle Regioni di Frontiera, in una tappa del Giro dell'Andalusia e, soprattutto, a duecento metri da casa sua, nell'Amstel Gold Race. Partecipò con la nazionale olandese ai Mondiali di Heerlen, dove finì 18°. Dodici furono i suoi successi nel 1969, ma in gare di terza fascia, mentre in quelle più importanti raccolse qualche piazzamento. In altre parole si dimostrò ottima spalla, ma non quel corridore che si pensava fra i dilettanti. Si migliorò nel '70, vincendo meno corse, sei, ma di migliore qualità: sulle altre il GP d'Orchies e una tappa al Giro della Svizzera. Nel '71, la sua flessione fu più marcata, anche per l'insorgere di problemi fisici: solo un successo a Rijen. Una sciatica lo fece gareggiare pochissimo nel '72, ed a fine stagione, a soli 27 anni, abbandonò l'attività. Un buon corridore, probabilmente, come tanti nella storia del ciclismo, sciupatosi troppo fra i dilettanti.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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