Hubert Opperman

Nato a Rochester (Australia) il 29 maggio 1904 e morto a Melbourne (Australia) il 18 aprile 1996. Fondista. Professionista dal 1922 al 1939 con 41 vittorie.
Il primo australiano che abbandonò le corse in patria, per giungere nel continente storico del ciclismo. Visti i risultati, si può dire che Hubert Opperman, non sia stato solo un pioniere del ciclismo australiano, ma un campione con una sua precisa dimensione e collocazione internazionale. Il primo viaggio dall'Australia all'Europa, lo compì nel '28. Appena giunto in Francia disputò, giungendo 8°, la Parigi-Rennes e fu 3° nella Parigi-Bruxelles. Mal spalleggiato e senza esperienza non figurò adeguatamente nel Tour de France. Fu poi la pista a dargli modo di fare sensazione: si aggiudicò infatti la Bol d'Or coprendo la distanza record di km 950,060 e lasciando gli avversari a distanze abissali: Mouton fu 2° a 106 giri, Hout 3° a 155, Sellier 4° a 155, Urango 5° a 498. Nel '31, si impose nella Parigi-Brest-Parigi, battendo in volata il belga Léon Louyet ed altri quattro corridori, correndo alla media di 24, 121 kmh. Fu un epilogo che non ha paragoni nella storia delle manifestazioni di durata. Ma nel suo curriculum, composto da una quarantina di vittorie, figurano pure quattro campionati nazionali, il Gran Premio di Victoria '27, il Giro di Tasmania '29, il Circuito Bourbonnais, in Francia, nel 1931 e il Memorial Bidlake, in Gran Bretagna, nel 1934. All'attivo della sua lunga carriera, anche una striscia di record non indifferente. Notevole quello delle 24 Ore con allenatore in moto, dove coprì la distanza di km 1384, all'incredibile media di km/h 57,669. Anche fuori dal ciclismo, fu una figura di spicco. Dopo aver combattuto sul fronte del Pacifico e in Asia Orientale, come pilota di caccia-bombardieri, nel '49 venne eletto deputato (lo fu fino al '67), ricoprendo gli incarichi di aggiunto del Primo Ministro, di Ministro dei Trasporti, poi del Lavoro e, infine, dell'Immigrazione. Finita la parentesi direttamente politica, si dedicò alla carriera diplomatica.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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