Storia di Vasco Bergamaschi

Un naso schiacciato, due occhietti strettini e un pò inclinati: soprannominato "Singapore" per i suoi tratti somatici vagamente simili agli orientali. Questo era il ritratto impressionista di uno dei tipi più simpatici nella storia del nostro ciclismo.
Sullo slancio di importanti successi tra i dilettanti nel '30 (la Coppa del Re e il Giro dell'Ungheria a tappe) passò professionista e si distinse per la sua dedizione alla squadra e in particolare al sua amico e capitano Learco Guerra.
Fu proprio Guerra che, dopo aver vinto il Giro del '34 e rendendosi conto di non essere in grado di ripetersi nel '35 gli diede via libera e lo spalleggiò. Vasco dopo aver preso la maglia rosa nella tappa inaugurale (Milano-Cremona) si impose anche nella lunga Roma-Firenze di km 317 difendendo degnamente la maglia rosa indossata nelle 14 tappe conclusive. Non troppi gli altri successi: il Giro del Veneto '35, la Milano-Modena '40 e una tappa del Giro '39 e una del Tour '35 (la Marsiglia-Nimes).
Fortissimo passista, buono in salita, poco veloce negli arrivi tant'è che molte vittorie gli sfuggirono per poco. Soprattutto era generosissimo, anche se aveva molta sapienza tattica, sufficiente per non sprecare troppe energie. Cessata l'attività si è fatto apprezzare come direttore sportivo alla guida della Torpado con Defilippis e la coppia delle grandi speranze Aldo Moser e Cleto Maule.