Gianni Da Ros deferito alla Procura antidoping del Coni (17 giugno 2009)

Gianni Da Ros, 22 anni, di Sacile (Pn), è stato deferito dalla Procura antidoping del Coni. Lo scorso 4 gugno il pm Ettore Torri gli ha contestato il tentato uso di farmaci dopanti e l'aver procurato (o fatto da tramite) affinché terzi reperissero e utilizzassero farmaci proibiti, in particolare l'ormone della crescita, poi consegnato a un collega veneto (Albino Corazzin di Vidor, in provincia di Treviso, suo compagno di squadra lo scorso anno al Team 2000) che adesso corre tra i cicloamatori, attraverso il sacilese Davide Lucato.
La notizia, per quanto clamorosa, non rappresenta una sorpresa. È frutto di un'iniziativa dello stesso atleta di Nave di Fontanafredda. Assistito dall'avvocato pordenonese Maurizio Mazzarella, Gianni Da Ros ha deciso di prendere il toro per le corna e di agire. Da troppi mesi, in conseguenza dell'indagine della Procura di Milano, si trovava nel limbo: indagato penalmente per commercio e uso di farmaci dopanti (accusa che lo aveva fatto finire in cella per qualche giorno), non sapeva come comportarsi, ma soprattutto nessuno sapeva dirgli se poteva correre. Per tale motivo l'avvocato Mazzarella lo ha consigliato di presentarsi direttamente dal procuratore Torri e di autodenunciarsi. Così ad inizio giugno Da Ros si è presentato spontaneamente alla Procura antidoping del Coni, negli uffici dello stadio Olimpico di Roma, per esporre la sua versione dei fatti della vicenda che lo ha visto coinvolto.
Il 22enne ha confermato l'indagine di Milano, spiegando d'aver fatto la sciocchezza, ma escludendo nella maniera più netta e assoluta di avere mai usato farmaci proibiti. Una posizione, per assurdo, che potrebbe addirittura danneggiarlo, visto che potrebbe essere considerato come una sorta di "spacciatore" di farmaci proibiti.
«Non è in discussione l'uso, ma non sappiamo come venga valutata l'ammissione di colpa di Gianni e se saranno applicate le attenuanti in considerazione della sua deposizione spontanea e della giovane età - ha commentato l'avvocato di Da Ros, Maurizio Mazzarella -. Per noi era importante accorciare i tempi e affrontare quanto prima la giustizia sportiva, ammettendo quanto commesso e dimostrando di non meritare nulla di più».
Gianni Da Ros, vista l'attuale rigorosità nella Procura antidoping, rischia tra i 12 e 40 mesi di sospensione dall'attività. A suo favore giocano però la giovane età, l'ammissione di colpa e l'assoluta mancanza di profitto dalla vicenda.
«Io ho fiducia nella giustizia, sportiva e non - racconta Da Ros -. Ho commesso una leggerezza nel procurare l'ormone Gh a un collega e ho ammesso la mia colpa. Non ci ho guadagnato niente, l'ho fatto soltanto perché lui me lo aveva chiesto. Per il resto, come dimostrano i reiterati test antidoping, non ho assunto proprio nulla e ho la coscienza a posto. Adesso non mi resta che attendere con fiducia il verdetto della Procura. Nel frattempo mi alleno, perché sono uno che non molla».
La sentenza non dovrebbe tardare a essere emessa. Entro la fine di giugno è atteso il verdetto della giustizia sportiva.