Angelo Conterno "Penna Bianca"

Conterno, torinese classe 1925, aveva cominciato tardi a correre in bicicletta e il suo debutto nel ciclismo che conta avvenne in occasione del Giro di Lombardia del 1950, a venticinque anni e mezzo. L'avere iniziato tardi la carriera non gli impedì di correre per ben sedici anni, fino ai quaranta suonati. Un precoce ciuffo bianco tra i capelli gli fruttò il nomignolo di "Penna Bianca" e Penna Bianca rimase per sempre anche se quel ciuffo, che rappresentava l'avvisaglia di una canizie precoce, si diffuse per tutta la chioma trasformandola di fatto in una "cabeza bianca". Conterno fa il suo esordio come indipendente al Giro di Lombardia del 1950; corre bene e si piazza decimo sul traguardo di Milano. Questa brillante prestazione gli vale un contratto per il 1951 con la Taurea, marca torinese. A metà 1951 però la Taurea chiude i battenti, Angelo resta disoccupato ma viene assunto quasi subito da un'altra squadra torinese, la più famosa Frejus. Con la gloriosa compagine grigiorossa resta fino a tutto il 1954. Nel frattempo nasce una grande amicizia con un altro corridore torinese, Nino Defilippis. Nino, di ben sette anni più giovane di Angelo, al contrario dell'amico, era passato professionista giovanissimo, a soli vent'anni, chiamato da Eberardo Pavesi a difendere i colori verdeoliva della Legnano. L'amicizia tra i due si trasforma in un felice e duraturo sodalizio. Appena possibile l'estroso e più quotato Defilippis porta con sé "Penna Bianca": un anno alla Torpado, due alla Bianchi e ben cinque alla Carpano, interrotti solo per un anno, nel 1961, quando Conterno viene chiamato a fare il capitano della neonata e poco fortunata Baratti. Nel 1964 Conterno resta alla Carpano mentre Defilippis va alla Ibac a raccogliere gli ultimi spiccioli di una fortunata carriera e così, alla fine della stagione, il trentunenne Nino decide di appendere la bici al chiodo mentre Angelo, alle soglie dei quaranta, firma l'ultimo contratto per la nuova Sanson, sorta sulle ceneri della Carpano. Non ha vinto molto "Penna Bianca", solo sedici corse tra cui tre tappe del Giro d'Italia, un Giro dell'Appennino, un Giro del Lazio, un Giro di Campania, un Giro del Veneto, un Giro della Provincia di Reggio Calabria, un Giro del Piemonte, un Campionato di Zurigo e una "Vuelta" di Spagna, la sua vittoria più esaltante. Non era un gran velocista "Penna Bianca" ma era un uomo di fondo, costante, buon passista e buono scalatore, un uomo di sicuro affidamento, un "duro", insomma. E da "duro" riuscì a vincere la sua corsa più importante, la Vuelta del 1956. Il Giro di Spagna, sulla falsariga del Tour de France, veniva in quegli anni corso con la formula delle squadre nazionali. Gli italiani, in maglia biancorossoverde, presentarono praticamente una mista Bianchi-Atala nella quale spiccavano Giancarlo Astrua, Alessandro Fantini, Giuseppe Buratti, Nino Defilippis e, naturalmente, l'inseparabile Angelo Conterno. Le nostre punte di diamante dovevano essere Astrua e Defilippis con l'aggiunta dell'estro bizzarro dell'agile scalatore Buratti, detto "Burattìn" o il "Trueba della Bassa". Gli avversari erano tosti assai: Koblet, Bobet, Bahamontes. Conterno vinse la seconda tappa, conquistò la maglia amarillo che difese per ben diciotto tappe fino al trionfo di Madrid. Fin qui niente di eccezionale, se vogliamo. La vera impresa di "Penna Bianca" fu riuscire a terminare la corsa malgrado una polmonite. L'ultima settimana fu un calvario e le ultime due tappe furono corse da Angelo con quaranta di febbre. In Italia la vicenda appassionò sia gli appassionati di ciclismo sia la gente comune e tutti trepidarono per le sorti del coraggioso corridore per il quale i compagni di squadra, con in testa l'amico Defilippis, si prodigarono in tutti i modi.