Attilio Pavesi Campione Olimpico

Nato a Caorso, in provincia di Piacenza, il 1° ottobre 1910, Attilio Pavesi iniziò a gareggiare a sedici anni, tesserandosi per la Robur. Già nel 1930 si rivelò come uno dei migliori cadetti italiani, inanellando una serie impressionante di successi, fra i quali spiccarono quelli nel Gran Premio Cerini, davanti all'astro nascente Alfredo Bovet, e nel Gran Premio della Vittoria, una corsa aperta anche ai professionisti indipendenti. La portata di queste affermazioni spinsero la società dilettantistica più importante dell'epoca, la Cesare Battisti di Milano, ad integrarlo nella sua squadra. Con la nuova maglia, nel primo scorcio del 1931, Pavesi trionfò nella Coppa Caldirola, nel Gran Premio Aquilano e nella Coppa Bendoni. Purtroppo, proprio all'apice della forma, la chiamata alle armi lo costrinse ad interrompere del tutto l'attività, che poté riprendere solo quando venne trasferito alla Farnesina di Roma, il Centro militare di educazione fisica che accoglieva gli atleti di interesse nazionale. Dopo alcune buone prestazioni, nel giugno del 1932 il caorsano partecipò alla preolimpica di San Vito in Tagliamento, al termine della quale fu chiamato a far parte della spedizione italiana a Los Angeles. Sbarcato in America nello scomodo ruolo di riserva, la serietà dimostrata negli allenamenti e la scarsa forma di uno dei titolari, il veneto Zaramella, lo proiettarono tra i protagonisti della prova a cronometro di 100 chilometri che attribuiva il titolo della strada. Il percorso di gara prendeva le mosse da Balcom Canyon, presentava un inizio in discesa e poi si dipanava in un paesaggio brullo e sterile, con un gran numero di burroni superati con arditi ponti e viadotti; quindi, dopo aver costeggiato il Pacifico ed oltrepassato Malibù (85° chilometro), si concludeva nei pressi della mondanissima spiaggia di Santa Monica, in viale Castellamar. Il tracciato era per lo più pianeggiante, con due brevi salitelle che comunque potevano essere superate di slancio. Le strade erano bellissime, ampie ed asfaltate, ma con un fondo leggermente appiccicoso. Partito ultimo dei 36 concorrenti, verso metà percorso Pavesi sorpassò il danese Hansen, il grande favorito della gara, che aveva preso il via quattro minuti prima di lui. Questa incredibile impresa moltiplicò le forze dell'azzurro, la cui cavalcata verso la più inopinata delle vittorie proseguì senza intoppi e si concluse solo sulla linea del traguardo. L'Italia conquistò la medaglia d'oro anche della classifica a squadre, davanti alla Danimarca ed alla Svezia. "Il ciclismo italiano ottiene a Los Angeles un nuovo clamoroso trionfo": con questo titolo la Gazzetta delle Sport di venerdì 5 agosto 1932 annunciò il successo che, purtroppo, rappresentò anche il canto del cigno dell'atleta piacentino. Infatti, da quel momento la sua carriera declinò ed anche il successivo passaggio al professionismo si rivelò poco fortunato, se si esclude il primo posto in una tappa del Giro di Toscana del 1934. Tra i pochi piazzamenti di rilievo il quarto posto al Giro di Lombardia del 1936. Quando scoppiò la Seconda guerra mondiale si trovava in Argentina, dove aveva partecipato alla Sei giorni di Buenos Aires. Era il 1937 e, mancando navi passeggeri per tornare in Italia, decise di stabilirsi nella città di Sáenz Peña, dove aprì un negozio di biciclette e divenne organizzatore di corse ciclistiche. A 93 anni, nel 2003, è tornato a Caorso, il suo paese natale, per poi rientrare in Argentina, e stabilirsi in una casa di riposo di Josè C. Paz, a una trentina di chilometri dalla capitale.