Ernesto Riboldi. Il vigile urbano che va sempre in fuga

http://www.gazzetta.it/Ciclismo/Primo_Piano/2007/06_Giugno/28/vigilecorridore.shtml

MILANO, 28 giugno 2007 - Al Campionato italiano cronometro, 42 km contro il tempo e contro il vento, è arrivato ventiseiesimo. Per amor di precisione, bisogna dire che i partecipanti erano 26. Tempo: 1.14'12", a 21'30" dal vincitore Luca Ascani. Media: 35 km all'ora circa lui, 48,691 il neotricolore. E solo un feroce mal di gambe gli ha suggerito di saltare la prova su strada. Altrimenti Ernesto Riboldi, 52 anni non ancora compiuti, milanese di Bollate, vigile urbano, licenza numero 903409F, tesserato per il Ciclo Team Sicilia, sarebbe stato lì, pronto a scattare sui pedali e a mordere l'asfalto.

SEMPRE IN FUGA - Ha cominciato a gareggiare verso i 14 anni: "In bici o a piedi, mi prudevano le gambe". A 30 anni la svolta: "Siccome l'unica corsa vinta era stata una prova dei Giochi della Gioventù, da quel momento mi sono dedicato soltanto alle fughe. E fughe sono state. Pronti, via, fuga, 50-60 km di fuga, poi scoppiavo, a volte insistevo fino all'arrivo, altre volte mollavo e mi ritiravo". C'è fuga e fuga: "Quella più gloriosa al Città di Monza: 7 minuti e mezzo di vantagio, poi dietro si sono organizzati e addio. Invece dove non sono mai riuscito a combinare granché è stato alla Freccia dei vini, nel Pavese: al massimo 40" sul ponte di ferro di Voghera. Gliel'ho detto, agli organizzatori: è colpa vostra, avete messo troppi traguardi volanti all'inizio della corsa".

VIGILE URBANO - Diplomato perito elettrotecnico, a casa l'Ernesto non ha mai visto girare molta grana: "Subito a lavorare. Cercavo qualcosa con la bici, in modo da lavorare e allenarmi allo stesso tempo. Bei tempi quando andavo in bici da Bollate alla Bovisa per scaricare i vagoni-frigorifero. Poi ho fatto di tutto, dalla tintoria al panificio. Il panificio non era male: è vero che mi svegliavo quando gli altri andavano a dormire, in compenso finivo presto e avevo tutto il tempo per allenarmi". Fu lì, al panificio, che un giorno alcuni vigili, abituali acquirenti della michetta, gli prospettarono la possibilità di entrare nel Corpo. "Cercai qualcuno all'altezza della situazione, capace di raccomandarmi senza dover soffrire la concorrenza, e alla fine la spuntai". Era il 1979. "Non fu difficile appoggiarmi. Sapevo leggere e scrivere. E scrivere anche bene".

SQUALIFICA FARSA - Da corridore Riboldi ha avuto anche i suoi momenti duri: "Campionato italiano crono in Friuli. Quando entrai in pista, a Pordenone, sentii nominare il mio cognome. Finita la corsa, mi avvicinai al tavolo della giuria, sotto il palco, e chiesi se avessero bisogno di me. Forse ero ciucco di fatica e interpretai il sì per un no. E me ne andai in albergo. Solo lì seppi che avevo saltato il controllo antidoping. Feci ricorso, spiegando il perché e il percome. Ma il ricorso fu respinto perché non avevo pagato la tassa. E mi beccai due anni di squalifica. Il bello è che dopo un anno e mezzo tornai alle corse, e nessuno se ne accorse". Ma l'Ernesto non aveva ancora il colpo di pedale giusto, quello dei bei tempi. "Colli Briantei, pronti, via, fuga, riuscii a guadagnare solo un minuto, poi scoppiai".

IDOLO MUSEEUW - Cresciuto nel Pedale Bollatese, esploso nelle Pompe Funebri San Siro, passato anche sotto i colori del team Maserati oggi Lpr, adesso Riboldi corre grazie a uno sponsor del profondo sud. "Merito del presidente Andrea Villanti, che abita vicino a Monreale. Ha due squadre: la Ciclo Team Sicilia e la Libertas Boccadifalco. E crede in me". Diviso tra famiglia (moglie e due figli, Andrea di 14 anni e Sara di 8) e lavoro ("Se ho il turno di pomeriggio, mi alleno quattro ore la mattina. Se ho il turno di mattina, mi alleno quattro ore di pomeriggio"), il vigile-volante ("Pronto intervento, ma mai in bici, prima in moto, adesso in macchina") ha un problema: "Il rapporto altezza-peso. Un metro e 84 per 84 chili. Il guaio è che, andando avanti, fai meno chilometri e più pasti". Il suo eroe è Johann Museeuw. Ma come, un drogatone? "Lo so, è contro i miei principi". Nel cassetto custodisce anche una foto con l'ex campione del mondo Boonen: "I miei colleghi me lo dicono sempre: lui Tom Boonen, tu Tromboonen". E adesso? "Sarò costretto a fare qualche gara tra gli amatori. Le granfondo no, mi scocciano. Perché paghi 35 euro per iscriverti e poi, se il giorno della corsa piove, sei costretto a farti tre o quattro o cinque colli sotto l'acqua". E spiega: "Vero che sono un vigile, ma non ancora un carabiniere".