Esuberante, generoso, grande Michele Dancelli

Rivista Tuttobici Numero: 1 Anno: 2000

Esuberante, generoso, grande Dancelli

di Gino Sala

Volendo parlare di Michele Dancelli, c'è in me un ricordo che definirò tutto mio e al di là di tanti episodi che mi legano all'irrequieto bresciano di Castenedolo. Un ricordo che si rifà alla Milano-Sanremo del 1970, classicissima di primavera che gli italiani non vincevano da ben sedici anni. Era una bella giornata, bella in tutti i sensi, perché un cielo limpido baciava l'inizio della primavera, perché una moltitudine di tifosi sembrava disegnare le strade di una corsa nel cuore dei nonni, dei padri e dei figli, gente in festa, massaie sull'uscio di casa, una festa che per l'occasione poneva in tutti una domanda. Sarà la volta buona, oppure assisteremo nuovamente al successo di un pedalatore straniero?

L'ultima vittoria di un nostro corridore era stata quella di Loretto Petrucci che il 19 marzo del 1953 si ripeteva battendo in volata per la seconda volta consecutiva il romagnolo Minardi. Poi sedici lunghissime edizioni con i forestieri sul podio, perciò un'attesa febbrile per una rivincita che un anno o l'altro doveva pure arrivare nonostante la presenza di valorosi avversari capitanati dal «cannibale» Merckx. Ebbene proprio il 19 marzo del '70 ho avuto il sentore di un trionfo nostrano a molti chilometri di distanza dal traguardo. Mi trovavo nelle vicinanze di Novi Ligure, nel mezzo di una campagna che avevo scelto per due motivi: gustarmi un panino imbottito di prosciutto e attendere il passaggio dei 18 uomini in fuga. Pattuglia bene assortita, composta da Aldo Moser, Chiappano, Van Looy, i fratelli De Vlaeminck (Erik e Roger), Dancelli, Leman, Simonetti, Karstens, Godefroot, Huysmans e l'allora campione del mondo Ottenbros. Ebbene, vedendomi appostato in quel tratto, Michele mi salutò a viva voce e con una strizzatina d'occhi che aveva il significato di una solenne promessa.

«Merckx stavolta è in trappola, molte squadre sono ben rappresentate nell'azione, vuoi vedere che per noi sarà un San Giuseppe di gloria ciclistica?», fu il commento di uno dei miei accompagnatori. E qui farò punto con la cronaca di quei tempi aggiungendo che cammin facendo Dancelli emergeva su tutti i compagni d'avventura presentandosi sul rettilineo di via Roma con 1'39" su Karstens, Leman, Zilioli e Godefroot.

Al microfono di Adriano De Zan il vincitore mischiava le parole con le lacrime.«Adesso i giornalisti smetteranno di scrivere che non sono un campione...».Un Dancelli commosso e commovente, primattore con una media oraria (43,976 su 288 chilometri) che ancor oggi fa testo. Sono trascorsi trent'anni, altri meccanismi, altri cavalli d'acciaio, altri rapporti, eccetera eccetera, quindi meditate gente, meditate come direbbe Renzo Arbore.

Caro Michele, tu sei stato un campione ancora prima di vincere la Sanremo. Campione di coraggio, quel coraggio che appartiene ai poveri più che mai desiderosi di riscattarsi.Chissà cosa pensi del ciclismo del Duemila, quello pieno di tipi di vario genere a cominciare dallo psicologo per continuare col biochimico, il biomeccanico, il preparatore atletico e via dicendo. Tu che hai fatto il muratore raggiungendo i posti di lavoro in bicicletta, portandoti dietro il contenitore di una minestra e qualcos'altro da riscaldare perché di più non potevi permetterti al momento del pranzo; tu che tra andata e ritorno a colpi di pedale ti preparavi per la corsa della domenica. E quando nell'autunno del '63 sei entrato nel mondo del professionismo hai dimostrato subito il tuo valore piazzandoti al terzo posto nel Giro di Lombardia vinto dall'olandese De Roo e con Durante al secondo posto. Campione d'Italia nel '65 e nel '66, la gloria di una Freccia Vallone e di una Parigi-Lussemburgo insieme ad altre importanti affermazioni e soprattutto un comportamento da autentico garibaldino in ogni apparizione. Per una decina di stagioni non c'è stata corsa senza la tua impronta.Certo, ti si può imputare un modo di gareggiare senza tatticismi, un dispendio di energie che ti ha danneggiato in diverse occasioni.Irrequieto, ho scritto, e mi correggo: esuberante, generoso ad oltranza, combattente di prima grandezza, a ben vedere. Eh sì, caro Michele: mi sei piaciuto.Tanto.