La carriera giovanile di Arnaldo Pambianco

Nasce nel 1935 a Bertinoro ridente località collinare a pochi chilometri da Forlì. Fin da ragazzino è noto ai compaesani sia come "Gabanì" per via dello spolverino bianco che usava nella macelleria di famiglia, sia per la sua aspirazione più assillante: inforcare una bicicletta e fare pazze scorribande su e giù per le strade del paese pigiando a più non posso sui pedali. Rischia l'osso del collo mentre le vecchiette, che lo vedono schizzare via di sotto gli occhi come un fulmine, si fanno il segno della croce borbottando una preghiera per lui. Con questa smania nel sangue non può non arrivare all'agonismo. Dal fratello maggiore Vincenzo, il suo sostenitore più accanito, eredita una bicicletta da corsa. Dopo un biennio, 1951-52, in cui gareggia con la Polisportiva "E. Pasini" di Bertinoro senza conseguire vittorie, approda nel 1953 alla S.C. Forlimpopolese dove rimane fino al 1954, primo anno da dilettante, vincendo tre volte. Sul passo, in salita, in discesa nessuno gli può far mangiare la polvere; quando se la sente attacca per primo e allora sono guai per tutti. Purtroppo la mancanza di spunto veloce lo penalizza in diverse occasioni. Scrupolosissimo si allena con puntiglio: d'indole taciturna risulta sempre pronto ad eseguire gli ordini e i suggerimenti di chi lo dirige. La sua dote maggiore è un temperamento indomito, cocciuto, sorretto da una volontà incrollabile.
Nel triennio '55-'56-'57 che precede il suo passaggio al professionismo, entusiasma per le sue brillanti affermazioni (oltre una trentina) ottenute in ogni regione d'Italia collocandosi tra i migliori dilettanti nazionali.
Nel 1955 corre con la S.S. Mengoli di Bologna riportando cinque successi tra i quali il Giro delle Marche a tappe. Attento e vigile scruta il gruppo con la caratteristica posizione a testa alta che gli vale l'appellativo "E' Galèt" (il galletto). Difficilmente perde una fuga, e da combattente nato va spesso all'assalto per ovviare alla carenza di sprint. Il 1956 lo vede difendere i colori della S.C. Rinascita di Ravenna. E' una grande annata: assistito dal diesse Oscar Minzoni e dal CT Giovanni Proietti si rende protagonista di un'incalzante progressione che lo porta all'esordio in maglia azzurra ai mondiali di Copenaghen (12°, si distingue nella più importante fuga della gara) e alla partecipazione alle Olimpiadi di Melbourne (buon 7° nonostante l'appoggio a Ercolo Baldini). Tra i 15 successi di quell'anno, spesso ottenuti per distacco, spiccano: l'Ancona-Pescara, il G.P. Cooperazione a Ravenna, il G.P. Cané a Dozza Imolese, il G.P. Pirelli a Bologna, la Torino-Aosta, il Giro di Toscana a Firenze e il G.P. Santo Stefano Magra a La Spezia. Tra i tanti ottimi piazzamenti: il 2° posto nel campionato italiano a Busto Arsizio. Buona anche la stagione 1957 con la Forti e Liberi di Forlì: risulta primo tra l'altro nella Coppa Cooperatrice e nel G.P. SAICE. A Belluno si laurea campione italiano dilettanti vincendo per distacco una gara entusiasmante corsa in condizioni atmosferiche proibitive. Subito dopo bissa il successo nella Torino-Aosta confermandosi pronto per l'appuntamento mondiale. Il campionato del mondo di Waregem, sul quale sia Pambianco che Proietti puntavano molto, non si rivela invece felice. Accade infatti che, mentre si trova in fuga da solo a condurre la corsa nell'ultimo giro, il compagno di squadra Ezio Pizzoglio con egoismo esemplare tradisca le consegne e collabori con gli inseguitori per raggiungerlo. Così viene ripreso nel rettilineo d'arrivo e battuto in volata dal belga Prost. Piegato sulla bicicletta, Arnaldo quel giorno piange a lungo: il secondo post, la medaglia d'argento sono una beffa.
L'anno dopo, 1958, passa professionista con la Legnano.