Storia di Renato Giusti

Nato a Bonaldo di Veronella nel 1938, da allievo corre per la U.S. Brena e poi passa dilettante con la U.S. Pescantina e nelle stagioni '57 e '58 ottiene ottimi risultati vincendo per due volte consecutive la Vicenza-Bionde e la Firenze-Viareggio nel '58.
Sempre nel 1958 viene escluso dal Commissario tecnico Proietti dalla Nazionale per i mondiali di Reims, nonostante avesse vinto due delle sette prove indicative, perchè "deve" partecipare alle Olimpiadi di Roma. Ci rimane malissimo così abbandona il ritiro della nazionale e rifiuta la maglia azzurra anche l'anno successivo.
Alla fine del '59 passa professionista con la Torpado e mette subito in evidenza il suo modo di correre emerso fin da dilettante: stare in testa, cercare la fuga e fare selezione.
Nel 1960 presta servizio militare e non riuscendo ad essere avvicinato a casa è un anno perso per il ciclismo.
Ricomincia nel 1961 sempre con la Torpado e al Giro d'Italia esplode: vince due tappe, arriva secondo nella classifica a punti dietro Van Looy e a pari merito con Poblet, entra in quasi tutte le fughe. De Zan lo chiama "il signor 155", il suo numero di gara, perchè era sempre li ha dare battaglia.
Il 1962 fu un anno transitorio e nel 1963 passa alla San Pellegrino con Bartali direttore sportivo, però convinto dalla moglie trova lavoro nel tessile a cui non può dire di no. E' la sua fortuna, oggi possiede una azienda di ventiduemila metri quadrati con circa duecento dipendenti anche se gli è rimasto nel sangue il ciclismo come modo di sopportare e superare le sofferenze. "Chi non soffre, non corre e per correre, bisogna tirare fuori tutto, ma proprio tutto quello che si ha in corpo".