L'inesauribile passione per la pista di Adorato Bandiera

http://www.vigorelli.org/storia/stnoibandiera.html

Martedì 13 dicembre 2005, mia nipote più piccola mi racconta di aver appreso qualche giorno prima dalle pagine del quotidiano "La Repubblica" dell'esistenza di un sito internet dedicato al velodromo milanese Vigorelli. All'udire quel nome, Vigorelli, a me carissimo, una grande emozione mi ha attraversato tutto il corpo ed ha rapito, con mia grande felicità, la mia memoria e il mio cuore, per portarli con sè in un meraviglioso viaggio nel tempo tra i ricordi legati alla magica pista del Vigorelli.
E' il settembre del 1939, è la prima volta che gareggio al Vigorelli. Mi trovo qui per partecipare, in sella alla mia bicicletta Galmozzi, ad una gara di velocità e ad una gara americana in coppia con Lambertini. Conquisto in entrambe le competizioni il secondo posto. Ciò che credo non dimenticherò mai è la sorprendente scorrevolezza e fluidità di cui la pista è dotata. Inoltre, non avevo mai visto prima in Italia una pista in legno all'aperto (all'epoca, infatti, erano in cemento).
E' il 1942, anno in cui la Federazione Ciclistica Italiana, tramite mezzo postale, mi convoca al Vigorelli per affrontare una selezione, la quale, in caso di esito positivo, ha un premio ambitissimo da qualunque ciclista: la maglia tricolore. Prendo il treno e giungo al velodromo. Vedo Conte e Marini, il capitano della nazionale. Successivamente appare il C.T., il cavalier Verri di Mantova. Insieme a me sono stati chiamati altri sette ciclisti. Il C.T. ci divide in due squadre composte da quattro ciclisti ciascuna. Resto un po' deluso, però: il C.T. mi inserisce nella seconda squadra.
Il giorno seguente, una soleggiata domenica primaverile, ha luogo il confronto tra la prima e la seconda squadra: ci sfidiamo nell'inseguimento a squadre, è proprio per questa specialità, invero, che la Federazione ci ha radunati. La mia squadra perde ma non sono per niente amareggiato. Sono comunque assai soddisfatto della mia prestazione, ho pedalato così velocemente che solo uno dei miei tre compagni di squadra è riuscito a starmi dietro negli ultimi due giri di pista (in totale erano dieci). Nonostante la sconfitta io mi auspico ancora di indossare la maglia azzurra, del resto, come si suol dire: la speranza è l'ultima a morire. Il capitano Marini, dopo essersi consultato per circa un'ora con il C.T., mi dice "Bandiera", batte le mani per congratularsi con me, "sei stato scelto". Provo una gioia, un'allegria, una contentezza, un'esultanza incommensurabili, intensissime, profondissime. Marini, Conte, Scottini ed io, i quattro del team italiano, ci alleniamo duramente per una settimana; il nostro obiettivo? Battere i fortissimi ciclisti tedeschi.
E' domenica, è il giorno della competizione. Il sole brilla alto nel cielo. Soffia un po' di vento. Un sacco di persone riempiono il Vigorelli, c'è persino chi non riesce a trovare posto e attende all'esterno. Ci sono giornalisti e fotografi sia di nazionalità italiana che tedesca. Ma ecco, si incomincia. La gara a cui partecipo, come sopra citato, è l'inseguimento a squadre. Parto per primo, perché ho come caratteristica quella di essere più rapido rispetto agli altri miei compagni. Al primo giro abbiamo già venti metri di vantaggio sul team tedesco e concludiamo con centro metri di distacco. Questo giorno, per me memorabile, si conclude con una festosa cena al ristorante Biffi di Milano, a cui prendono parte oltre a noi ciclisti, sia italiani che tedeschi, i membri di entrambe le Federazioni. E' d'obbligo ricordare che al Vigorelli in questa stessa giornata si sono disputate altre gare: l'inseguimento individuale, vinto da Coppi: la gara di velocità, se l'è aggiudicata Astolfi; la gara dietro motori che ha visto al primo posto Giorgetti ed infine la gara velocità tandem in cui ha primeggiato la coppia Furini-Scrivanti.
Ho partecipato a parecchie gare svoltesi al Vigorelli, ho vinto gare a punti, ad eliminazione e diverse americane (non dimenticherò mai la gara americana che ho corso in coppia con Degli Innocenti nel 1946: abbiamo pedalato a una media di 52 km/h, tanto che siamo arrivati con un giro di vantaggio sugli avversari). E' il 1946, prendo parte al Vigorelli a una gara americana in coppia con il francese Vanni. Arriviamo quarti dietro alla coppia Magni-Ortelli (prima), a quella cosiddetta volante olandese (seconda) e a quella composta da Guerra e Battesini (terza). L'emozione e l'agitazione sono stati miei fedeli compagni tutta questa gara, e sapete perchè? Tra i suoi partecipanti si annoverano i più grandi professionisti a livello mondiale del tempo, tra cui compaiono anche i nomi di Bartali, Bini e Coppi.
Ho appeso poi la mia bici da gara al chiodo; ma a dir la verità, non mi sono allontanato più di tanto dal magico mondo del ciclismo: non ho più corso in pista, ma a bordo di questa, ho seguito attentamente i miei allievi. E' il 3 agosto 1955, al Vigorelli si tengono i campionati italiani su pista. Nella veste di allenatore ho portato qualche mio allievo, tra i quali si sono distinti Morosi, sprinter, che ha vinto la gara a cui ha preso parte ed Orioli, che è stato la rivelazione dell'inseguimento. Il ventenne Pasquale Orioli, correndo fuori gara perché tesserato UISP, prima dell'inizio dei campionati, e cioè verso le otto, quando le condizioni della pista umidiccia e per di più battuta dal vento erano ancora peggiori rispetto a quando hanno corso poi gli altri atleti, ha fatto registrare ai cronometri sui 4 km un 5' 5" 3 che, oltre a costituire il miglior tempo assoluto registrato oggi, rappresenta una delle migliori prestazioni in senso assoluto ottenute in Italia. Orioli è stato convocato a questi campionati dal C.T. Costa, a cui, in precedenza avevo detto di essere certo di aver scovato un'autentica promessa.
Oggi anche se per motivi anagrafici, sono nato nel 1919, non sono più né ciclista, né allenatore, resto però uno dei più grandi appassionati di questo sport ed in bicicletta, che ora utilizzo come mezzo di trasporto, pedalo, nonostante l'età, sempre con le ali ai piedi.

P.S. Un saluto affettuoso a tutti coloro che sono stati miei allievi: Bianchetto (vittorioso nel campionato italiano velocità tandem, campione olimpionico tandem nel 1960; vinse 2 campionati del mondo), Gaiardoni (campione olimpionico velocità; campione olimpionico Km da fermo; campione del mondo velocità; campione del mondo velocità professionisti), Verzini (campione del mondo nel tandem), Pettenella (campione olimpionico Km da fermo), Talpo (vinse il campionato mondiale a squadre), Tagliani (campione del mondo della 100 km) ed ai miei allievi U.I.S.P.: Orioli, Massi, Forlani, Ivessa, Corsini e Faccini.