Francesco Camusso

Francesco Camusso nacque a Cumiana, piccolo comune in provincia di Torino, situato ad un quindicina di chilometri da Pinerolo. Iniziò la carriera professionistica nel 1929, e subito furono chiare a tutti le sue caratteristiche. Camusso infatti era uno scalatore puro, in grado di competere con chiunque anche sulle salite più ardue. Ma come tutti gli scalatori, era anche carente allo sprint, e questa sua caratteristica gli rese molto difficile affermarsi nelle gare di un giorno. Probabilmente è questo il motivo per cui di lui si trova traccia negli albi d'oro delle grandi corse a tappe, ma non in quelli delle classiche, dove riuscì ad ottenere solo dignitosi piazzamenti. Il 1930 fu l'anno in cui si mise in mostra per la prima volta, ottenendo buoni piazzamenti in due tappe al Giro d'Italia. Nel 1931 Binda, dopo l'esclusione dell'anno precedente per manifesta superiorità, tornò sulle strade della corsa rosa e tutti lo indicarono come favorito. Proprio in quella stagione venne istituita la maglia rosa, sulla falsariga della maglia gialla già in uso al Tour, ed il primo ad indossarla fu la "Locomotiva Umana" Learco Guerra. Durante la terza tappa Guerra accusò problemi intestinali e dovette lasciare la maglia di leader a Binda, che però fu costretto al ritiro durante la 6° tappa per una caduta. Passò in testa Michele Mara, ma anche il suo dominio fu di beve durata. Prima infatti Marchisio riuscì a passare al comando, poi fu il turno d Learco Guerra, che grazie alle vittorie nella 7° e nell'8° tappa passò al comando. Sembrava fosse destinato alla vittoria finale, ma la malasorte impedì a Guerra di trionfare; Learco cadde durante la 9° tappa, e il Giro si riaprì, con tre contendenti a disputarsi la vittoria finale: Luigi Marchisio, Luigi Giacobbe e Francesco Camusso. L'azione decisiva fu quella di Camusso, che nella penultima tappa impose il proprio ritmo sulla dura salita del Sestriere, per poi dare agli avversari il colpo di grazia durante l'impegnativa discesa. Da lì spiccò il volo fino a Torino senza che nessuno riuscì a riprenderlo, e giunse al traguardo con oltre 3 minuti di vantaggio sui rivali. Per Camusso fu una vittoria quasi inaspettata, forse favorita anche dalla sfortuna altrui, visti i ritiri di Guerra e Binda che parevano oggettivamente superiori allo scalatore piemontese. Ma Camusso dimostrò che non era solo un corridore fortunato! Arrivarono per lui anche due secondi posti, alla Tre Valli Varesine ed al Giro di Campania, a conferma del suo valore. Nel 1932 si ebbe la definitiva consacrazione del "Camoscio di Cumiana" (questo il suo soprannome); dopo un Giro d'Italia deludente chiuso con un ritiro alla settima tappa, Camusso infatti decise di prender parte al Tour de France, corsa all'epoca molto più dura ed impegnativa del Giro; in salita, Camusso si dimostrò all'altezza dei migliori, e nonostante le carenze in volata riuscì ad aggiudicarsi la 10° tappa. Chiuse al 3° posto nella classifica generale, battuto da Leducq e dal tedesco Stoepel, e contribuì in maniera preponderante alla vittoria dell'Italia nella classifica a squadre. Il 1933 fu un annata difficile. Camusso già nelle due stagioni precedenti aveva provato a correre sia il Giro che il Tour, impresa molto faticosa. Tentò la stessa soluzione anche nel 1933, ma probabilmente non riuscì a gestire al meglio le proprie forze ed a trovare la forma ideale. Si vide costretto al ritiro sia uslle strade italiane che su quelle d'oltralpe, senza lasciare il segno. Per lui in quella stagione solamente un piazzamento di rincalzo alla Parigi-Nizza. Forse anch'egli consapevole della difficoltà nell'affrontare due corse così impegnative nella stessa stagione, Camusso nel 1934 decise di dedicarsi solamente al Giro d'Italia. La scelta si rivelò azzeccata, corroborata da un inizio di stagione molto positivo, con piazzamenti importanti alla Milano-Sanremo, dove giunse terzo, ed al Giro di Svizzera, dove colse una vittoria di tappa e chiuse al terzo posto nella classifica generale. Al Giro d'Italia si rivide il Camusso del 1931: il duello tra il Camoscio di Cumiana e la Locomotiva Umana fu appassionante, con Camusso che in diverse occasioni mise in difficoltà Guerra sulle salite, salvo poi patirne la evidente superiorità a cronometro. Camusso vinse la prima tappa cogliendo tutti di sorpresa ed anticipando la volata. Indossò la maglia rosa fino alla terza tappa. Alla quarta frazione, una cronometro di 45 chilometri fu soppiantato da Guerra; all'ottava tappa Guerra andò in crisi e perse la leadership a favore di Giuseppe Olmo, ma il giorno dopo riuscì a tornare al comando. Le tappe chiave furono la 13° e la 14°: alla 13° tappa Camusso riuscì a staccare Guerra di oltre 5 minuti ed a prendere il comando; il giorno successivo però si correva una cronometro di 59 chilometri, e Camusso non riuscì a difendere il margine di vantaggio. Guerra riprese la leadership e la difese fino a Milano, dove arrivò con soli 51 secondi di vantaggio sullo scalatore piemontese. Questa fu l'ultima grande prestazione di Camusso in terra italiana. Nel 1935 infatti la stella di Camusso brillò sulle strade del Tour, dove contese la maglia gialla al belga Maes prima di vedersi costretto al ritiro. Riuscì anche a vincere una tappa, ed a piazzarsi 2° e 3° in altre due frazioni. Il 1936 fu una stagione da dimenticare: nessuna vittoria, nessun piazzamento, un Giro d'Italia chiuso al 36° posto. Sembrava giunta per Camusso il viale del tramonto. Nel 1937 invece il piemontese si ripresentò al Tour combattivo e tenace, e riuscì a chiudere con un brillante 4° posto nella classifica generale, coronato da un 2° posto nella 7° tappa e con soli 40 secondi di distacco dal podio. Il tutto nell'ambito di una squadra dove non era certo lui il capitano, ma il giovane e fortissimo Gino Bartali, al servizio del quale Camusso si pose durante buona parte del Tour; emblematico in questo senso l'episodio avvenuto durante l'ottava tappa, quando Bartali cadde in un torrente e Camusso si fermò per aiutarlo. Bartali poi fu costretto al ritiro, e Camusso rimpianse i secondi persi in quell'occasione, che a fine Tour gli costarono il podio. Forse amareggiato da quell'episodio, forse stanco di spendere i propri anni tra gare ed allenamenti e desideroso finalmente di metter su famiglia, nel 1938 Camusso chiuse con il ciclismo, dopo aver vinto la Nice - Mont Angel. Una volta appesa la bici al chiodo, Camusso non volle occuparsi più di tanto del mondo del ciclismo. Visse una vita tranquilla e riservata, gestendo un negozio di abbigliamento sportivo a Torino e rimanendo vicino ai propri cari. Rifiutò anche un incarico propostogli come commissario tecnico della squadra italiana per il Tour de France. Si spense nel 1995 all'età di 87 anni.