1 giugno 1953 - Giro d'Italia

Si corre la penultima tappa del Giro d'Italia, da Bolzano a Bormio. In maglia rosa Hugo Koblet con 1'59" su Fausto Coppi. A spaventare non sono i chilometri, ma un passo, lo Stelvio: 2.752 metri, la cima più alta del Giro. La mattina, a Bolzano, Koblet firma autografi, ma Coppi e tutta la Bianchi sono pronti alla battaglia. Il via alle 13.15. Scatta Fiorenzo Magni, placcato dai biancocelesti Stefano Gaggero e Michele Gismondi. Poi ci prova Guido De Santi inseguito da Armando Barducci, e poi inghiottito da Donato Piazza, più Gaggero e Gismondi, tutti uomini Bianchi. Quindi è Koblet a dare uno scossone, tanto per far capire che lui c'è: forse ha respirato l'aria di guerra che aleggia in gruppo. A Prato allo Stelvio, quando l'asfalto si esaurisce e comincia lo sterrato, quando la valle si trasforma in calvario e il calvario si arrampica in 48 tornanti, Carrea pesta sui pedali, abbassa il capo, alza l'andatura, incendia la corsa. Il gruppo esplode. Carrea continua, Coppi lo segue come un rimorchio, Koblet segue Coppi come un'ombra. A 12 chilometri dalla vetta, scatta il ragazzino, il Cit, Nino Defilippis. E con la scusa di inseguirlo, Fausto può finalmente sentirsi libero di fare la corsa, sciogliere il patto di non belligeranza e attaccare Hugo. Fausto vola, Koblet si pianta. A 6 chilometri dalla vetta, Coppi ha 40" su Fornara, 1'20" su Gino Bartali e Defilippis, 1'30" su Angelo Coletto, 1'40" su Koblet. Sul Gran premio della montagna, Coppi ha 2'17" su Fornara, 2'48" su Bartali, 3'27" su Defilippis, 4'20" su Carrea e 4'25" su Koblet. Mancano 22 chilometri al traguardo. Solo discesa. Coppi rischia, sbanda, si salva. Koblet rischia, vola, vola due volte, prima per terra, poi al traguardo. Primo Coppi, secondo Fornara, terzo Bartali, Koblet finisce a 3'28". E Coppi lo sorpassa anche in classifica, con un margine di 1'29". La rosa, la quinta della carriera, è ormai sua.