Storia di Alejandro Valverde Belmonte

Alejandro Valverde cominciò ad andare in bicicletta perché fu la prima cosa che vide in casa sua: suo padre, Juan, era un grande appassionato e correva tra i veterani e suo fratello Juan Francisco, di sei anni maggiore di lui, ha corso anche lui fino al dilettantismo. Per questo, a nove anni disputò la prima gara della sua carriera giungendo secondo. La seguente, poi, vinse. E vincere è sempre stata una costante nella carriera di Valverde. Da ragazzino ha vinto quasi sempre, ottenendo una incredibile striscia vincente di circa cinquanta vittorie consecutive: tra gli undici e i quattordici anni non ha perso nemmeno una gara, tanto che lo avevano ribattezzato "l'imbattibile". C'erano ragazzi che storcevano il naso quando lo vedevano e dicevano "ma cosa andiamo a fare, se c'è lui?"".
Questa predisposizione congenita alla vittoria tolse ad Alejandro qualsiasi dubbio circa il suo futuro. Dal primo giorno ha sempre saputo che avrebbe fatto il ciclista professionista e per questo non ha mai pensato a dedicarsi a qualcos'altro.
Quando è passato professionista nel 2002 con la Kelme, nella quale ha sempre corso anche da dilettante ad eccezione di un anno nel quale passò alla Banesto senza però ambientarsi mai, ha impiegato un solo anno (per altro tormentato, con una lesione al ginocchio ed il ritiro alla Vuelta di Spagna dopo due settimane) per ritrovare la strada del successo.
Il 2003, infatti, è iniziato subito con la vittoria nella Challange Mallorca ed è stata davvero una stagione molto positiva che gli ha fatto capire che può competere con i più forti corridori del mondo e gli ha dato gli stimoli per continuare a lavorare e a migliorarsi. Alla fine le vittorie sono state 13, tutte ottenute in terra spagnola o portoghese, ma la più grande soddisfazione è arrivata con l'argento mondiale di Hamilton che è stato il coronamento di una grande stagione. Nonostante quest'impresa, però, Valverde si ritiene più adatto alle corse a tappe che alle prove in linea: non è tanto per un'attitudine fisica, quanto per il fatto che i grandi giri gli piacciono di più e poi in Spagna i trionfi nelle corse a tappe vengono apprezzati maggiormente. Non è uno scalatore né un cronoman: più che altro è un corridore veloce. Per il 2004 Valverde ha ben chiari davanti a sè gli obiettivi: Olimpiadi, Mondiali e Vuelta.
Programmi ambiziosi, anche se l'idea di partenza era ben diversa: Alejandro avrebbe preferito maturare un altro anno all'ombra di un campione già affermato come Oscar Sevilla, ma la crisi economica che ha coinvolto la Kelme, e che ha portato all'addio di numerosi atleti tra i quali proprio Sevilla, lo ha trasformato nel capitano unico della formazione spagnola, la quale ha dovuto anche subire la retrocessione tra i gruppi sportivi di seconda fascia e quindi non potrà partecipare alle classiche di Coppa del Mondo.
Valverde, che pure è stato anche lui sul punto di lasciare la squadra, non si spaventa né per il nuovo ruolo né per l'esclusione dalla Coppa: comincia il suo 2004 ancor meglio che l'anno precedente, centrando la vittoria alla prima corsa disputata, cioè la terza prova della Challange Mallorca. Aveva trascorso la serata a Burgos, centro-nord della Spagna, per partecipare ad una cerimonia di premiazione. E all'una del mattino prende l'ultimo aereo per raggiungere Maiorca, voleva a tutti i costi partecipare almeno a tre prove della corsa spagnola. Tanta era la voglia di correre che Alejandro, praticamente senza aver cenato e dopo poche ore di sonno, prende il via della prova, che prevedeva alcune salite, e realizza un piccolo capolavoro, battendo in volata i compagni di fuga.
A ventitré anni Alejandro non ha certo fretta, nemmeno di andare al Tour, anche se vincere la Grande Boucle è il suo sogno. La stagione è un susseguirsi di vittorie (alla fine saranno 15) e Alejandro si presenta alle Olimpiadi di Atene come uno dei favoriti, ma non riesce a recitare questo ruolo, e dopo una corsa anonima è solo 47°, unico spagnolo al traguardo. Alla Vuelta è protagonista; vince la terza tappa, è secondo nella classifica finale a punti, ma rimane fuori dal podio per un soffio ottenendo un 4° posto che non lo può accontentare. Ai mondiali in Italia, la Spagna si presenta come la squadra da battere e in gara recita la parte alla perfezione. Nel finale nel gruppo di testa ci sono lui e Freire; Alejandro si mette al servizio del compagno e lo guida in una volata perfetta alla conquista del terzo titolo mondiale. Valverde è comunque sesto e conclude una stagione intensa e piena di soddisfazioni al quinto posto della classifica UCI.