Storia di Raffaele Marcoli

Nato a Turbigo nel 1940 cominciò a farsi notare fra gli allievi. Carlo Curti lo volle dilettante alla "Binda", passò poi alla "Cogliati Manzoni"; nel 1962 centrò ben 18 volte il bersaglio con vittorie strepitose. Ragazzo cordiale e franco, dal sorriso pronto, più volte sfortunato, non trovava mai scuse quando veniva battuto. Poi passò al professionismo, nel 1963, alla Legnano. Si mise in bella luce nel 1964 vincendo una volata generale al Giro d'Italia, a San Benedetto del Tronto. L'anno dopo firmò per la Maino dove non aveva nessun appoggio, lui che aveva bisogno soltanto di arrivare con i primi per "bruciare" tutti. Soltanto l'amico Danilo Grassi gli diede una valida mano. Due stoccate nel 1965, sempre al Giro: la prima in Sicilia, la seconda, indimenticabile, a Cassinetta di Biandronno quando bruciò Adriano Durante. Il 1966 doveva essere l'anno della sua consacrazione; alla Sanson si trovava bene e capitan Zilioli lo stimava e lo aiutava. Dopo la trionfale Coppa Bernocchi confidò di voler entrare nella ristretta cerchia degli sprinter mondiali e che nel 1967 aveva in mente di correre all'estero e di andare ai mondiali di Heerlen in Olanda. Ma questo rimase un sogno e nell'agosto nel 1966 gli venne incontro una mostruosa curva sulla statale del Sempione, in riva ad un lago che conosceva a memoria. Turbigo lo volle ricordare fondando una societa ciclistica in suo nome.