Alcune cadute di Marcello Ciolli

Sono state diverse le cadute sofferte da Marcello, e lui spesso ne racconta alcune tra le più originali:
"Mancavano 6 tappe alla conclusione del Giro del '53 e in una discesa che mi sembrava non finisse mai forse per una leggerezza presi un muricciolo finendo nella sottostante scarpata.
Sembrava una banale caduta, invece nel risalire la scarpata ho avvertito un forte dolore al polso sinistro, ma ho tagliato lo stesso il traguardo. Fatte le radiografie risultò una frattura. Prontamente ingessato ho terminato quel Giro facendo le rimanenti sei tappe in quelle condizioni. Roba da matti ! probabilmente oggi non accadrebbe, però è accaduto."
Un'altra ancora più grave - anzi più atroce - della precedente è accaduta sempre al Giro d'Italia, questa volta in salita, quando Marcello si è sentito portare via la bicicletta dalla parte posteriore. Era l'Ammiraglia della Benotto che tamponando il malcapitato lo metteva a terra e........la sfortuna volle che lo trascinasse per almeno cento metri sulla strada ghiaiosa poiché la ruota era rimasta impigliata nel paraurti. Furono attimi di terrore che non finivano mai. Marcello sentiva andar via la pelle della coscia e dei glutei come se fosse stato seduto su di una grattugia. Prontamente soccorso dal medico del Giro, il Dottor Frattini, fu messo in una vasca da bagno e fu subito lavato per togliere tutti quei sassolini che si erano infilati nella carne.
La vasca da bianca che era in un attimo divenne tutta rossa di sangue, ma anche stavolta Marcello, riuscì, ovviamente dopo un lungo periodo di riposo, a riprendere la strada della bici.
Infine la caduta nella Milano Torino del '51 nella quale trovò la morte Serse Coppi e nella quale rimase coinvolto direttamente anche Marcello. Ancora oggi se Marcello racconta il fatto si nota un forte patema d'animo nelle sue parole ed una certa emozione nel suo racconto:
"Mancavano pochi chilometri all'arrivo e quindi all'ingresso in pista a Torino, quando una maledetta rotaia del tram fece rotolare a terra una trentina di corridori fra i quali anche il sottoscritto. Come sempre accade in queste situazioni, ognuno cerca di rimettersi in sella nel più breve tempo possibile, tanto è vero che in tanti finimmo la gara, compreso Serse Coppi. Mentre ci apprestavamo a guadagnare l'albergo, notai che Serse si lamentava con Fausto perché accusava dei forti dolori alla testa. Tutti noi cercavamo di tranquillizzarlo dicendogli che chi più chi meno eravamo nelle stesse condizioni. Serse Coppi dopo mezz'ora era già morto. Una tragedia. Vi lascio immaginare il dolore di Fausto per la perdita del fratello. Ricordo di essere stato in obitorio con Fausto Coppi ad aiutarlo a sistemare Serse. Gli tagliammo le unghie, lo ripulimmo meglio che potemmo e .........". A distanza ormai di più di 50 anni da questa tragedia Marcello, sudato e molto emozionato, non riesce a terminare il racconto.