La storia di Jose Maria Jimenez Sastre

Popolare corridore spagnolo è deceduto in una clinica psichiatrica di Madrid, dove era ricoverato da qualche tempo per curare una profonda depressione che lo aveva colpito un paio di stagioni prima allontanandolo dalle corse. Aveva solo 32 anni ed era uno dei pupilli di José Maria Echevarri, il manager "storico" della Banesto, formazione d'eccellenza spagnola con cui Jimenez era passato professionista dieci anni prima.
Grimpeur eccellente (21 le vittorie in salita), era entrato nel cuore dei tifosi spagnoli proprio per la sua generosità e la disposizione all'attacco. Gli avevano appioppato il simpatico nomignolo di "El Chaba", "lo zotico"; aveva centrato 28 successi da professionista; la sua migliore stagione era stata il 1998, quando si aggiudicò quattro tappe alla Vuelta di Spagna (9 in totale) e concluse al terzo posto nella classifica finale. Inoltre aveva conquistato tre volte la maglia di "re" della montagna ('98, '99 e 2001). In Spagna, dopo i primi exploit, lo consideravano già il successore del grande Miguel Indurain, anche se aveva caratteristiche fisiche e tecniche ben diverse rispetto al popolare "Miguelon". Ma la sua carriera fu frenata da qualche eccesso (famose le sue notti brave) e da una serie di infortuni che probabilmente hanno finito per aprire la porta della crisi psicologica. Caratterialmente allegro e affabile, era piombato in una cupa depressione un paio di stagioni fa. La morte è sopravvenuta per infarto; un arresto cardiaco improvviso, un evento tanto oscuro quanto difficilmente spiegabile in un atleta giovane che, come tutti i ciclisti professionisti, per tante stagioni si era sottoposto al complesso "suivi medical" della federazione ciclistica internazionale (Uci). Una serie di esami per accertare la salute dell'atleta (compresi frequenti e complessi test proprio sul cuore) in vista dell'idoneità alle gare.
Article posté par: Paolo Mannini (Firenze)