Storia di Diego Ronchini

Alla conclusione di una splendida carriera dilettantistica (solo nell'ultimo anno il '56 la Ruota d'Oro, il Gran Premio Pirelli e altre venti gare) debuttò in maniera stupefacente nel Giro di Lombardia restando in testa alla corsa, assieme al suo idolo Coppi, sino a 5-6 chilometri dal Vigorelli allorché sotto la spinta di Fiorenzo Magni (scatenatosi per reagire alla "dama bianca" che, superandolo in auto, gli aveva fatto uno sberleffo) il gruppetto degli inseguitori con Darrigade raggiunse la coppia di testa e il francese vinse davanti al "campionissimo" uno sprint spaccacuore. Un anno dopo Ronchini si prese la rivincita imponendosi nella classicissima di chiusura. Ma non fu questo il solo exploit, anche se un male pernicioso (l'ameba) lo costrinse a pause che ne menomarono il rendimento e i risultati. Riuscì a indossare la maglia tricolore vincendo il drammatico sprint nel Giro del Lazio '59 e vinse, fra l'altro, il Giro della Regione Siciliana '58, il Giro dell'Emilia nel '58 e '61, il Giro del Veneto '60, il Giro di Romagna '62, il Giro di Reggio Calabria '64 e il Trofeo Baracchi con Venturelli nel '60. Forte anche a cronometro, si è però dovuto accontentare di piazzamenti alle spalle di Baldini e Anquetil. E' stato protagonista al Giro d'Italia, ma non ha mai vinto tappe: nel '59 fini 3° a 4" da Anquetil per un errore del giudice d'arrivo nella tappa di St. Vincent che attribuì al francese una decina di secondi di meno di quelli effettivi; nel '63, l'anno del debutto della Salvarani per la quale correva (ha indossato anche le maglie della Bianchi, della Carpano, della Ghigi e della Cynar), è stato per dieci tappe in maglia rosa che mollò nel finale terminando 5° assoluto. E' stato prezioso uomo di fiducia di Gimondi nel vittorioso Tour '65 e ha chiuso la carriera in seguito a un gravissimo incidente in allenamento il 26 agosto 1966. Divenne quindi direttore sportivo sia di squadre professionistiche che dilettantistiche.
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