Storia di Gaston Rebry

Lo chiamavano il "bull-dog" sia per l'espressione del suo volto che per l'aggressività mostrata in corsa, frutto della tipica scuola fiamminga. Il pavè, soprattutto, era il suo regno e fu proprio grazie a questa particolare qualità che riuscì a recitare la parte del mattatore nella Parigi-Roubaix che per quattordici volte lo ebbe al via e che in tre occasioni lo salutò trionfatore: nel '31 (battendo Charles Pelissier), nel '34 (davanti a Jean Wauters) e nel '35 (precedendo Leducq e Aerts). Fu inoltre 3° nel '26, 14° nel '27, 4° nel '28, 5° nel '29, 15° nel '32, 7° nel '33, 3° nel '36, 36° nel '38; ritirato nel '30, '37 e '39. Naturalmente non gli poteva sfuggire il Giro delle Fiandre (nel '34) oltre alla Parigi-Nizza del '34, alla Lione-Belfort e alla Parigi-Nantes del '26. E' stato pure un caparbio lottatore nel Tour de France (ha vinto quattro tappe in tutto), particolarmente nell'edizione del '31 che, unitamente a Demuysere, lo vide attaccante scatenato nella penultima tappa Charleville-Malo-les-Bains attraverso il pavè dell'inferno del nord; Antonine Magne, maglia gialla, resistette ed arrivò 2° alle spalle di Rebry che fu 4° nella classifica finale.
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