Storia di Roger Riviere

La sua purissima classe, il suo carezzevole eppure efficacissimo colpo di pedale e la sua giovinezza avevano fatto di lui una delle più grandi promesse del ciclismo mondiale verso gli anni sessanta. Prodezze non comuni, su strada e su pista, hanno contraddistinto la sua breve e luminosa carriera: non aveva ancora raggiunto la continuità di rendimento che la maturità sa propiziare ed è pure vero che nelle classiche non era riuscito a dare la misura della sua grandezza, ma quali splendide basi si era costruito in tre anni e mezzo di professionismo. Con il conforto del trionfo nel Giro d'Europa Zagabria-Namur '56 (con due vittorie di tappa) debuttò conquistando la maglia di campione di Francia dell'inseguimento dopo aver sconfitto in finale Anquetil. E in questa specialità realizzò i più prestigiosi risultati: tre titoli mondiali nel '57, '58 e '59. La sua grandezza emerse subito: ventunenne attaccò al Vigorelli il record dell'ora di Baldini (che aveva superato Anquetil) e lo batte con km 46,923; l'anno successivo nell'intento di superare se stesso, nonostante una foratura che gli fece perdere almeno 300 metri, arrivò a km 47,396. Del resto, stava dimostrandosi addirittura più forte di Anquetil che sconfisse nelle cronometro del Tour '59 a Nantes e a Digione. Fu proprio nel generoso tentativo di strappare ad Anquetil il record del Gran Premio delle Nazioni che nel '59 per 90 chilometri viaggiò ad andatura primato, ma nel finale crollò tanto da essere superato nel giro di pista al Parc des Princes per 4" dal regolarissimo Aldo Moser. Quarto nel Tour del '59 e 6° nella Vuelta dello stesso anno (con due tappe vinte) puntava alla vittoria nel Tour del '60 che segnò, invece, la sua fine. Stava lottando testa a testa con Nencini (sempre secondo nelle tre tappe da lui vinte a Bruxelles, Lorient e Pau, ma maglia gialla, però, nella Millau-Avignone, 14° tappa, il 10 luglio). Probabilmente nell'intento di mettere alla prova Nencini lungo la discesa del Perjuret si gettò in discesa in maniera così spericolata che una sbandata lo mandò fuori strada, picchiò contro un muretto e dopo un volo di una ventina di metri fini ai bordi di un ruscello. Due vertebre fratturate (una dorsale e una lombare): fu il verdetto di una condanna senza appello. Invalido all'80 per cento cercò invano di risollevarsi. Tutto gli andò male, fallirono pure le sue aziende: il cafè-restaurant "Vigorelli" a St. Etienne, il garage di Veauche e il campo vacanze a Loriol nella Valle del Rodano. Le sue sofferenze fisiche lo costrinsero a ricorrere agli stupefacenti e per questo ebbe momenti critici anche con la giustizia. Il suo calvario si concluse all'inizio del '76: un tumore alla laringe, operato senza speranza, lo portò alla tomba a soli 40 anni.
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