Storia di Hugo Koblet

Corridore completo, grande fuoriclasse, ha marcato un periodo d'oro per il ciclismo anche per le sue gesta; ma i suoi risultati avrebbero raggiungo ben più elevati vertici se avesse avuto per la dura professione di ciclista la dedizione dovuta che, probabilmente, riteneva non indispensabile per la straordinaria facilità della sua azione che lo fece definire "pedaleur de charme" e lo rese protagonista di imprese impareggiabili. Fra tutte da ricordare la fuga solitaria di 135 chilometri alla media di 39 km/h nella tappa Brive-Agen del Tour '51 che riuscì a vincere con un vantaggio di 2'35" sul gruppo degli avversari più prestigiosi i quali, pur essendosi coalizzati contro di lui, dovettero incassare una dura sconfitta. Primo straniero a vincere il Giro d'Italia, nel '50 indossò la maglia rosa per 23 giorni correndo agli ordini di quel sapiente tecnico che dimostrò di essere Learco Guerra. Trionfo nel Tour '51, ma ebbe un declino rapido e inaspettato: nel Giro della Svizzera del '52 infatti accusò una grave infezione renale che ne condizionò il rendimento nelle stagioni successive. Pur riuscendo a trovare giornate di grandissimo livello gli mancò quella continuità che sarebbe stata indispensabile. Fu protagonista di un epico duello con Fausto Coppi sullo Stelvio nel Giro del '53 che pareva già suo, ma l'attacco del campionissimo lo costrinse alla resa e al secondo posto. L' "angelo biondo" dallo stile perfetto non è stato sempre fortunato: pur essendo un formidabile cronoman non è riuscito mai a diventare campione del mondo dell'inseguimento avendo perso i match decisivi con Coppi ('47), Van Est ('50), Bevilacqua ('51) e Messina ('54). A soli 33 anni chiuse una carriera che avrebbe dovuto toccare vertici eccezionali e che appare ai più incompiuta. Non aveva neppure 40 anni allorchè, dopo essere rientrato da un triennio in Venezuela, morì schiantandosi contro un albero con la sua vettura.
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