Storia di Jean-Pierre Monseré

Corridore di nitido talento aveva raccolto una messe copiosa e promettentissima di vittorie nelle categorie giovanili arrivando a 115 successi e ottenendo il secondo posto, alle spalle del danese Mortensen, nel Campionato mondiale dilettanti a Brno '69. Sullo slancio di questi splendidi risultati passò di categoria nel finale della stessa stagione e, dopo aver vinto una kermesse, si vide assegnare la vittoria nel Giro di Lombardia in seguito alla squalifica per doping dell'olandese Karstens, il solo che l'aveva anticipato nella volata sulla pista di Como.
Il suo spunto di velocità e il suo temperamento gli consentirono nel '70 di primeggiare in moltissime gare minori, di piazzarsi 3° (dopo Merckx e Van Springel) nel campionato belga e, infine, non ancora ventiduenne, in Inghilterra, sul circuito di Mallory Park, di diventare campione del mondo, precedendo il danese Mortensen e Felice Gimondi.
Giovane simpatico, un pò guascone, aveva le qualità per diventare uno dei "grandi". Aveva promesso che sarebbe tornato in Italia per battere tutti nella Milano-Sanremo e per imporsi nella classicissima aveva pensato di cominciare la stagione '71 in Spagna, partecipando al Giro dell'Andalusia, che vinse dopo aver riportato la prima e la terza tappa. Era tornato in Belgio soddisfatto perché riteneva di aver raggiunto il top della condizione e decise di disputare una kermesse, a Retie-en-Capine, prima della Sanremo. Era il 15 marzo 1971: un gruppetto del quale faceva parte anche il campione del mondo, si era avvantaggiato. Nei pressi di Lille-St. Piere, dopo una settantina di chilometri, i fuggitivi si trovarono improvvisamente di fronte a una Mercedes (guidata da una donna) che, nonostante gli avvertimenti della polizia e degli organizzatori era uscita dalla fila, anziché accodarsi alle vetture ferme. Monseré pedalava in seconda posizione, dietro a Hooyberchs che riuscì ad evitare l'impatto sterzando bruscamente. Monseré finì invece contro la fiancata dell'auto e picchiò la testa. Quando i compagni di fuga cercarono di soccorrerlo, videro che era morto. La signora Josephine Van Rooy-Lammens dichiarò alla polizia che Monseré non era riuscito ad evitarla perché probabilmente stava guardando indietro per controllare il vantaggio sugli inseguitori. Un tragico destino volle che il figlio di Monseré, Giovanni, quattro anni più tardi ('75) trovasse la morte nell'identico modo. Il ragazzo (7 anni) era in sella a una bicicletta mentre stava percorrendo una via di Rumbeke, quando venne investito da una vettura.
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