La morte di Seamus Elliott

Irlandese di Leinster (Dublino), aveva corso da professionista per dieci anni, dal '56 al '66. Era stato primatista mondiale dei dieci chilometri, aveva vinto tappe al Tour de France (nel '63), al Giro d'Italia (nel '60 a Belluno), alla Vuelta di Spagna (una nel '62 e una nel '63) e corse in linea, specialmente in Francia dove trascorreva lunghi periodi. Corridore di grandi qualità atletiche, dotato di intraprendenza e sempre all'attacco, sapeva destreggiarsi molto bene anche allo sprint. A Sean Kelly ragazzo avevano parlato molto di lui e di quello che aveva saputo fare correndo contro Jacques Anquetil, Fausto Coppi e altri grandi campioni dell'epoca. E si racconta che Kelly si sia ispirato a lui per diventare il grande corridore che è stato. Cessata l'attività, Elliott diventò padrone di un garage, preoccupato di mettere al sicuro i soldi guadagnati a fatica correndo. E fu in questo garage che, il 4 maggio 1971, venne trovato morto. I suoi amici dissero che qualcuno doveva averlo ucciso. L'inchiesta che seguì al ritrovamento del cadavere non convinse tutti. La conclusione degli inquirenti fu che per l'ex corridore irlandese si era trattato di suicidio.
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